Sono avi dal fare spicciolo,
oltre la vista, il cuore solo.
Sono gli avi
i manuali del civile.
M'indicano il fiore e la rivolta.
Non lucido dottrine come canne di fucile,
né so che sia ragione,
chi l'abbia, se averla importi,
ma vedo chi sparecchia dalla sera ogni pretesa.
E non c'è modo
di cambiare nome alla realtà
Lo stupore per le evidenze, la ricerca di un senso quotidiano, fugace e necessario. Là dove pulsano stagioni, un viso trattenuto, una voce dentro il caos. E poi i luoghi, vissuti e sublimati. Gli incontri, quelli reali e da venire. Le perdite, le scoperte, le illusioni. Tutto è reso con parole definite, leggere e nette insieme, attese come un ospite alla soglia. Per accordarsi in uno stile limpido, asciutto, dove il verso pare narrato e la voce conversa col tempo, ne estrae l’essenza fissandola in un’immagine, un segno. Una poesia che trova ragioni nell’uomo, nelle sue radici, nei suoi implacabili slanci. Dai fuochi giovanili alle occasioni del divenire, questo volume raccoglie poesie degli anni 1985-2010, anni di un passaggio negli intrecci della lingua, l’intima casa di Mele. Così ci accorgiamo di leggere i suoi versi come parte di un lucido viaggio sentimentale.
Pierluigi Mele, nato in Svizzera nel 1967, vive nella provincia di Lecce. Si occupa di formazione e pedagogia del teatro. Mette in scena spettacoli in accordo tra racconto, musica e danza. Ha aperto le ultime tre edizioni de La Notte della Taranta. Ha pubblicato i libri di poesia Lavare i fuochi (1995), Tramontalba (2003), Da qui tutto è lontano (2008). Suoi versi sono in I mestieri si rubano con gli occhi (2002), Lungomare (2008), nel calendario Salento (2009) e in diverse antologie. Premio poesia “Dario Bellezza” 1999.
Per contatti con l’autore: [email protected]
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