Avrò cura di te
di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale
Autore: Massimo Gramellini e Chiara Gamberale
Serie: //
Edito da: Longanesi
Prezzo: 16.00 €
Genere: Narrativa
Pagine: 192 p.
Trama: Gioconda, detta Giò, ha trentasei anni, una storia familiare complicata alle spalle, un’anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l’ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto, capace di fare vincere la passione sul tempo che passa: proprio quello che non è riuscito al suo matrimonio. Una notte Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all’angelo custode, per ringraziarlo. Con lo sconforto, e con il coraggio di chi non ha niente da perdere, Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde. E le fa una promessa: avrò cura di te. Poi rilancia. L’angelo non solo ha una fortissima personalità, ma ha un nome: Filèmone, e una storia. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Di ascoltarla come non si è mai ascoltata. Nasce così uno scambio intenso, divertito, commovente, che coinvolge anche le persone che circondano Giò: il puntiglioso ex marito, la madre fricchettona, l’amica intrappolata in una relazione extraconiugale, una deflagrante guida turistica argentina, un ragazzino che vuole rinchiudersi in una comune…
Grazie a Filèmone, voce dell’interiorità prima che dell’aldilà, Giò impara a silenziare la testa e gli impulsi, per ascoltare il cuore. Ne avrà davvero bisogno quando Filèmone la metterà alla prova, in un finale sorprendente che sembrerà confondere tutto. Ma a tutto darà un senso.
«Amarsi è l’opera d’arte di due architetti dilettanti di nome Io che, sbagliando e correggendosi a vicenda, imparano a realizzare un progetto che prima non esisteva. Noi.»
Un romanzo delicato sull’amore in ogni sua sfaccettatura. Tema che i due autori hanno voluto affrontare tramite il dialogo epistolare tra un angelo e la sua protetta. Una soluzione insolita per un romanzo scritto a 4 mani che mi ha incuriosita particolarmente. Sono stata anche attratta dalla suddivisione dei ruoli: Filèmone/Massimo Gramellini e Giò/Chiara Gamberale. Ho apprezzato che il compito di descrivere il vissuto della protagonista venisse affidato ad una donna, una scrittrice che ha saputo scendere nel profondo dell’animo femminile della protagonista senza sconti, senza “buonismi”, pronta però a riconoscerne e raccontarne la forza e la rinascita. Ho gradito anche la ferma delicatezza con cui Filèmone/Gramellini si pone di fronte al dolore e al vittimismo della protagonista, spronandola ad uscire dalla propria zona di comfort.
Distrutta dal dolore per la separazione dal suo unico grande amore Gioconda, detta Giò, si rifugia nella casa dei nonni dove trova un biglietto di ringraziamento che la nonna aveva scritto al suo angelo custode. Giò ne segue l’esempio e in un momento di grande difficoltà prova a chiedere aiuto, rivelando al di là del buco nero in cui si trova un barlume di fede nell’invisibile. Razionalmente non si aspetta una risposta e rimane stupefatta quando Filèmone, il suo angelo custode le risponde.
È questo il primo atto interessante che ho trovato nel romanzo: la descrizione delicata di un atto impulsivo che solo chi non ha più nulla da perdere può compiere, ma che può cambiare un’intera esistenza.
Inizia così il dialogo epistolare tra Filèmone e Giò che ci accompagna a riflessioni interiori su vari aspetti della vita quotidiana. Si parte dall’amore di coppia, quello tra Leonardo e Gioconda, distrutto dalla quotidianità, dalle insicurezze reciproche, dall’incapacità di ascoltarsi e i piccoli grandi egoismi che portano al tradimento.
Il viaggio continua attraverso riflessioni sul dolore, sulla paura, sull’eros, ma soprattutto sul coraggio di vivere, di riconoscere ed esprimere i propri talenti invece di etichettarli come sogni irrealizzabili.
«Ogni essere umano viene al mondo con un talento unico, inimitabile. E con il compito di riconoscerlo e di farlo fruttare. Quando scopri il tuo talento e lo eserciti, stai partecipando al disegno della Creazione. Perciò ti senti realizzata, anche se sei povera e sconosciuta. Quando invece non lo scopri, o dopo averlo scoperto lo rinneghi, ti condanni all’infelicità».
Il personaggio di Filèmone alla fine mi ha un po’ delusa. L’idea di renderlo più umano, un custode-innamorato con una storia ed un passato è interessante, ma a mio avviso poco sviluppata rispetto alla co-protagonista. Il risultato è un insieme di frasi che ben si prestano a diventare “aforismi da socialnetwork”, ma proprio per questo possono a tratti sembrare banali.
Giò è una donna inquieta che ha commesso molti sbagli. Rinchiusa nel suo vittimismo fatica a ritrovare la propria forza interiore e il coraggio di vivere la vita. Persa nel lamentarsi per la perdita del suo amore, perde di vista le cose importanti come gli allievi che un tempo erano il suo scopo di vita. Ho apprezzato molto come Chiara Gamberale ha delineato questo personaggio, rendendo evidenti quelle prigioni emotive che tutti noi sappiamo crearci per non affrontare il dolore. Prigione rappresentata anche da quella casa, simbolo dell’amore perfetto, in cui la nostra protagonista si è rinchiusa per leccarsi le ferite. Scoprirà poi che solo nel movimento troverà la propria “grotta” e la propria rinascita.
«Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati ai rimpianti».
La delicatezza è il filo conduttore di questo romanzo che ci accompagna in un percorso interiore dal dolore al riscatto, alla
Certo i temi non sono originali, le lettere di Filèmone non rivelano nessun suggerimento “magico” e inaspettato. Niente di nuovo per chi da anni frequenta il mondo della crescita personale e spirituale e ha letto tutti i libri di Coelho. Un possibile delicato modo di entrarci per chi invece è lontano da questo mondo e desidera un primo approccio. Eppure, anche se mi ripetevo costantemente: “è la solita storia”, non l’ho abbandonato. Un impulso interiore mi ha spinto ad arrivare all’ultima riga del romanzo, trovando un finale che ancora non so se ho apprezzato fino in fondo. Un finale per un aspetto scontato e per un altro totalmente inaspettato, capace di generare un sorriso.