Magazine America
Camminavo sulla strada fra i cavalli che brucavano l'erba verde da un lato e le macchine che sfrecciavano dall'altro e riflettevo.
Qui non si trattava di fare semplicemente lezione di italiano alcune ore alla settimana, bisognava accettare per intero credenze e valori reazionari che non condividevo affatto e trasmetterli a dei ragazzini.
Se lo avessi fatto però avrei guadagnato bene, avrei fatto conoscenze influenti, sarei diventato un teacher in giacca e cravatta.
Non avrei mai pensato che nella mia carriera lavorativa avrei dovuto compiere una scelta etica; tradire quello che sono per trarne vantaggi immediati o rinunciare ad un posto di lavoro per non avere problemi a guardarsi allo specchio.
Domandai a me stesso cosa fare. Dissi: “Dario, lo so che tu non sei Opus, ma ci sono dei soldi, delle possibilità. Ci stai?” Me stesso non parlò. Continuai: “Bene, se le cose stanno così probabilmente non ti lamenterai se non andrai in vacanza, se continuerai ad andare a piedi per un altro po'.” Udii, dalle profondità della mia anima una vocina: “Sì, non c'è problema. Per piacere non voglio andare con quella gente.”
Un senso di pace mi avvolse. “D'accordo, dunque.” Andai a casa e scrissi una mail per dire che non ero interessato al posto. Ringraziavo tutti per la disponibilità e bla...bla...bla... auguravo successo e bla...bla...bla.
Nei giorni seguenti raccontai la storia ad amici e conoscenti messicani chiedendo loro come si sarebbero comportati nella mia situazione.
Non fare cose che non vuoi fare, non sei in vendita. A dirmi così sono stati in pochi, si trattava soprattutto di persone mature.
La vita è fatta di cose concrete, ideali e idee non esistono. Quando qualcuno ti offre dei soldi, li prendi. Anche in questo caso, ad affermarlo, è stata una minoranza.
Se lo stipendio è buono, accetta il lavoro, racconta quello che vogliono sentirsi dire ma resta te stesso. La maggioranza dei messicani è di questo avviso.
Voi cosa ne pensate?