Questo post mi è stato idealmente ispirato da uno simile, almeno nello spirito e negli intenti, pubblicato pochi giorni fa da Matteo Poropat.
Si parla del vecchio retaggio da giocatori, che accomuna molti di noi che bazzichiamo il cosiddetto ambiente del Fantastico. E io giocatore lo sono sempre stato, più di role playing games che non di videogiochi o di board games (che però hanno avuto i loro grandi, importanti spazi negli anni della mia gioventù).
Dicono che attaccarsi alle cose materiali è sbagliato e porta infelicità. Potrebbe essere anche vero, ma ad alcune cose del mio passato non rinuncerò mai. Qui davanti a me, mentre scrivo questo articolo, ho il ripiano mediano del mio scaffale delle meraviglie. Su di esso ho accatastato buona parte dei moduli di avventura per Advanced Dungeons & Dragons, tutti in inglese, acquistati in periodo che va all’incirca dal 1990 al 2005.
Erano anni di grandi sessioni di gioco, tutte rigorosamente offline. Il materiale per AD&D lo acquistavo alla mitica Pergioco di piazza Cordusio, a Milano, vera e propria mecca per gli appassionati dell’epoca.
Non oso fare un conto di quanti soldi ho speso, in quel negozio.
Diciamo che è stato anche un investimento: è grazie ad AD&D che ho imparato a leggere in inglese. Altro che scuole superiori e corsi privati!
Di tutte queste reliquie ne ho immortalate alcune, non necessariamente le più belle, bensì quelle che, cercando tra le pile di libri e fascicoli, mi hanno destato più ricordi. Ecco qualche foto…
Greyhawk Ruins, un dungeons complessissimo, immenso, pieno di creature, oggetti e livelli improbabili.
Alla fine dei conti si tratta di un modulo scritto con una concezione “videogiochistica” dei GDR, ossia in maniera alquanto grezza. Eppure si è rivelato infinitamente utile per delle giocate veloci, divertenti e senza particolari ambizioni di costruire campagne complesse o troppo filosofeggianti.
Ricordo che i gruppi di avventurieri che entravano nelle Rovine rischiavano di trascorrere anche degli interi mesi per scendere fino ai livelli più bassi, tra l’altro connessi ad altre dimensioni o trasformate in tombe di antichissimi maghi e demoni.
Golem di diamante!
Nelle rovine di Greyhawk si potevano trovare dei mostri decisamente esagerati e mai più visti in nessun altro modulo d’avventura. Questo che vedete in foto, per esempio, è il fortissimo golem di diamante.
La discussione dei giocatori, trovandoselo davanti, verteva sempre sull’inevitabile domanda: ma quanto costa costruire una creature del genere? E, soprattutto, ne vale la pena? Perché un mago dovrebbe investire milioni di monete d’oro per fabbricare un solo mostro guardiano?
Di certo era un combattente letale, questo lo ricordo benissimo.
A proposito di soldi, sapete quanto vale ora il modulo Greyhawk Ruins? Minimo 140 euro!
Assai meglio scritto, molto più sensato e organizzato (non a caso pubblicato molto anni dopo Ruins), Labyrinth of Madness è un modulo d’avventura per giocatori di alto livello (15 o più). Roba tosta per gente tosta, in cui non c’era soltanto da menare le mani, bensì anche da pensare, riflettere e indagare.
Ancora oggi è divertente rileggere la struttura del labirinto, la sua storia, l’organizzazione delle creature che lo abitano. Interessante l’inserto coi disegni delle stanze più importanti, in supporto alle classiche mappe cartografiche in 2D.
Questo modulo ora costa la bellezza di 94 euro (nuovo) e 30 (usato).
Mica male.
Segue un modulo per lo sfortunato setting di Spelljammer, che tentava di coniugare fantasy, fantascienza e un pizzico di steampunk. Purtroppo era organizzato in modo un po’ troppo confusionario e attirò poco i giocatori dell’epoca, soprattutto i tradizionalisti.
Il modulo in questione è l’oramai introvabile Crystal Spheres, che raccontava (per farla breve) di un potente vampiro che, nascondendo la sua vera natura, intendeva estendere il suo potere e la sua sete nell’intero sistema solare, di cui aveva ereditato il governo.
Ricordo che riscrissi totalmente l’introduzione a questa avventura, rendendo la storia più complicata e completa, in più adattandola alle esigenze del mio setting personalizzato.
La foto che vedete qui sopra denota la particolarità di Spelljammer, vale a dire le illustrazioni delle varie navi spaziali, diverse per ogni razza/civiltà che solca lo spazio. Non male, come trovata.
Arms and Equipment Guide fa parte delle lussuose guide multi-setting pubblicate dalla casa editrice TSR, utili per rendere più precise, puntuali e ricche le varie sessioni di gioco e la creazione del personaggi.
Col senno di poi si può dire che il proliferare di espansioni e handbook di varia natura causò un’eccessiva pesantezza nel meccanismo di gioco. Resta il fatto che le guide dalle copertine monocromatiche, con il lettering in oro o argento, erano davvero elengatissime e piene di dettagli interessanti.
Tra l’altro vanno oltre il semplice discorso del gioco di ruolo. Molte erano (sono) anche dei piccoli saggi di storia, storia militare o mitologia. Tra i titoli in mio possesso vale la pena ricordare la guida per giocare AD&D in un’ambientazione simile alla Grecia Antica, il compendio per interpretare dei necromanti (e per giocare intere campagne nella spaventosa Isola dei Necromanti), la guida per creare dei “supercattivi”, la guida per giocare in una sorta di Impero Romano fantasy, e molte altre ancora.
Scopro che Arms and Equipment Guide ora viene venduta a ben 47 euro.
Vi risparmio le mille e mille foto di tutto il materiale che riguarda Ravenloft, il semipiano del terrore, che era probabilmente il mio setting preferito, tra i tanti ufficiali creati dagli autori della TSR. Non ne parlo solo perché l’ho già fatto in passato.
Chiudo quindi questa piccola gallery fotografica con uno scatto che riguarda Dungeon e Dragon, le due riviste ufficiali di AD&D, che ogni mese acquistavo con grande gioia.
Ricche di materiale inedito, espansioni, avventure e articoli tematici, risultavano spesso essere assai più ricche e “mature” dei moduli ufficiali, che costavano tre o quattro volte tanto.
Ah, ovviamente possiedo ancora tutte le copie di questi magazine, anche se non le sfoglio più da almeno una decina di anni…
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(A.G. – Follow me on Twitter)