Cammino con lentezza nel dedalo dei corridoi del Tribunale, sono in anticipo o gli altri in ritardo. Fa lo stesso. Giovani avvocati rampanti con completo grigio antracite.. blu.. colletti bianchi. Avvocatesse con scomodi bauletti griffati agganciati sull’avambraccio, forzatamente piegato, ingessato. Sono tutti in divisa, chissà se lo sanno. Chissà se la mattina davanti allo specchio si sentono come una governante del “quadrilatero” che si aggiusta la crestina nei capelli e si liscia con la mano il grembiule sopra il vestitino mezze maniche nero. Lo sono anche io, oggi ho messo il tailleur da tribunale e mi sento la cameriera che ha messo il camice che la padrona le ha scelto. Però in questo luogo, o forse in tutti i luoghi, il vestito fa il monaco. Ed ecco che improvvisamente, all’ingresso una guardia giurata mi saluta “buon lavoro avvocato“, un anziano che si è perso “mi scusi avvocato potrebbe dirmi dove…“, la cancelliera che mi restituisce un fascicolo “ecco avvocato prenda pure..”. Tanti esami, tante ore da schiavo, di studio, di ansia, di corse, di notti bianche e bastava un completo grigio di sartoria per fare la differenza? Perchè non me lo hanno detto subito? Nel luogo della ricerca della verità, regna sovrano ciò che sembra o come ci si traveste, questo è un teatro, meglio di un teatro, perchè pur senza copione tutti noi recitiamo a soggetto, commedie diverse ma uguali, uomini, donne, tutti e tutti i giorni da sempre. Non ce l’hanno insegnato all’Università, non ce lo ha spiegato il nostro mentore, non lo abbiamo letto su google. No, lo abbiamo respirato e fatto nostro semplicemente calcando le scene delle aule, delle cancellerie, di questi infiniti corridoi. Ah se lo avessi saputo prima… avrei fatto l’attrice, l’attrice comica ovviamente. Con un pubblico che fa un applauso perchè lo hai divertito. Perchè almeno lì la finzione è la realtà. La finzione è quello che fa ridere e chi ride sa che stai fingendo. Mentre sorrido immaginandomi sul palco con un mascherone colorato, guardo intorno a me i miei 15 compagni di ascensore, o meglio ostaggi dell’ascensore più lento del giurassic court of justice. In fondo con la faccia spiaccicata alla porta scorrevole come un alunno in punizione dietro la lavagna..no, non può essere.. è lui..l’Avvocato Brambilla in persona. Sta cercando di mimetizzarsi per evitare di salutarmi. La cosa mi suscita un’ilarità tale che i miei vicini mi scrutano con curiosità. Non capiscono cosa ci trovi da ridere in quello stato di sardinaggio lento ed afoso. Intanto Brambilla, con i suoi 58 anni e i 14 capelli in testa, a causa di assestamenti “tra sardine” ha sbattuto già due volte la fronte spaziosa sulla porta scorrevole. Alle scuse delle sardine posteriori ha bofonchiato un “nulla non si preoccupi” cercando di abbassare la voce di almeno tre toni. In effetti come potevo riconoscerlo? E’ divertente, paradossale, assurdo. In effetti per la giornata di oggi, non c’è gara :”best actor in a leading role: the winner is…….Brambillaaaa”!! E mentre scemano gli applausi nella mia testa, l’ultima sardina scende si gira verso di me e sorridendo mi fa un cenno con la testa e saluta: “..buon lavoro avvocato” ….dice a me.
Magazine Diario personale
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