Le guide turistiche la menzionano appena, gli automobilisti pressati ci passano attorno senza entrarvi, i bambini la disertano: Azemmour conta poco nella geografia marocchina. Una tale mancanza davanti ad una vecchia signora è rivoltante. Lo sguardo fisso sulle acque irradiate del Oum Errabi, dove si specchiano le antiche glorie e si ruminano amarezze. Azemmour non ha vissuto per questa infamia. Poi si consola e si dice da sola che è sopravvisuta alla sue sorelle in eterno splendore, sorelle come Tit, Lixus, Chellah e Medhia. Dopo che queste città sono sprofondate nelle sabbie mobili della Storia lei vive , malgrado le ferite inflitte dal tempo. Dall’alto della sua immemorabile nobiltà guarda El Jadida e Casablanca che, insolentemente, mostrano i loro segni esteriori di ricchezza. Azemmour si ostina, con tenacia, a non voler dimostrare i suoi anni. I Fenici la coprirono di elogi chiamandola Azama. I Cartaginesi vi gettarono l’ancora, conquistati dalle sue ricchezze. I Romani se ne impadronirono e svilupparono la pesca alla trota salmonata, che si riproduceva nell’estuario dell’Oum Errabi. Prima ancora non si possono attribuire paternità ad Azemmour. Le radici del toponimo Azemmour, in berbero, riporta alle olive selvatiche, e lo storico Brahim Boutaleb sostiene che questa città è berbera di nascita. Testi antichissimi stabiliscono che fu popolata dai Bacuates. Questa tribù non è altro che quella dei Berghouata, una delle tante tribù Masmouda, installatasi durante i secoli nei territori Doukkala. Quando l‘Islam si spanse nel resto del Paese, i Berghouata entrarono in disaccordo. Non rigettando la nuova religione ma reinventadone i dogmi e i riti, con il Libro Sacro in lingua Amazigh e un credo ritagliato. Ma prendendo sempre più spazio la tribù sahariana dei Sanhaja, capitanata dagli almoravidi Abdallah Ibn Yassine e Youssef Ibn Tachfine, cacciarono gli eretici in nome di una nuova ortodossia. Una volta ristabilita trovarono un sant’uomo, di nome Abou Chouaîb Ayyou Ibn Saîd Sanshaji, per radicare la vera fede ad Azemmour. Solo gli specialisti conoscono il segreto dell’arrivo di Abou Chouaîb dai confini del Sahara a Azemmour. Per i comuni mortali è il Patrono, quindi ricevette la Baraka (benedizione). Sulla strada che porta al suo Santuario un folla colorata e chiassosa si attarda davanti ai banchi dai commerci più disparati. Conflitto nella devozione, il santo fece voto di castità pertanto si declama la sua virtù nel rendere fecondi i ventri sterili. E’ chiamato “il donatore di bambini“. A questo titolo il suo Mausoleo è preso d’assalto dai “veggenti” che in cambio di un offerta assicurano un miracolo tramite Moulay Bouchaîb. Ma ne sono capaci? Per gli azemmouri la domanda è superflua, perchè secondo alcune storie, ben radicate, Moulay Bouchaîb è un dispensatore di miracoli. E tutti citano volentieri la leggenda secondo la quale apparve in sogno al santo una bellissima donna, che abitava nella lontana Baghdad: Lalla Aîcha Bahria. Con la forza delle preghiere la donna del sogno arrivò a Azemmour. Nel momento sbagliato purtroppo, perchè un corso d’acqua si mise sul cammino dei due sospiranti dividendoli per sempre. Vissero, e poi morirono, ognuno sulla propria riva. Sotto gli Almoadi e i Merinidi, Azemmour conobbe una prosperità senza eguali. Una volta condotta sul giusto cammino, Azemmour divenne la città favorita dei sultani. Sotto il regno dell’almoade Abdelmoumen e del merinide Abderrahman, mise a frutto le sue innumerevoli risorse: l’agricoltura, l’artigianato, la pesca e la borgata divenne una sorta di metropoli per la regione intera. Seguì una lunga epoca di prosperità, furono secoli d’oro. I portoghesi, che occuparono Mazagan e Safi, non poterono restare indifferenti alla splendida città, dove i suoi frutti divennero appetibili e in primis la pesca florida . La città venne assalita nel 1508, senza risultati. Tornati alla carica nel 1513 i portoghesi vinsero ma dopo 30 anni vennero cacciati. Estevanico, nato a Azemmour intorno al 1503 venne venduto come schiavo ad uno dei quattro comandanti della spedizione di Navaez che sbarcò sulle coste della Florida (Cabeza de vaca). Fu il primo, insieme agli atri Conquistadores, a scoprire e attraversare l’Arizona e il Nuovo Messico. Venne ucciso dagli indiani Zuni a Cibola (una delle leggendarie 7 città d’oro) nel 1.539. Le tracce del passaggio dei portoghesi sono evidenti: robuste mure che circondano la vecchia medina, cannoni ovunque che sembrano pronti al tiro a vista sugli eventuali conquistatori. Entrare nella medina è come bagnarsi in uno charme vetusto che si esala da ogni cosa, strada o casa che sia. Tutto qui respira l’antica aria portoghese: portali in cedro dipinto, facciate ornamentali geometriche in pietra, forme cubiche delle case. E poi i nomi delle strette strade che evocano mestieri antichi: alkarraza (i cordai), addarraza (i tessutai), alkhayata (i sarti). Tutte le arti sono state coltivate a Azemmour, in particolare quella della fabbricazione delle babouches, dei tappeti, dei ricami, della gioielleria e del ricamo e in queste ultime due gli ebrei erano i maestri assoluti. L’occupazione portoghese ha segnato profondamente e indelebilmente la città. Quando i Fenici, trenta secoli fa, abbordano le rive di Azemmour, alcuni mercanti ebrei erano al loro seguito. Alcuni di loro non ripartirono. I loro discendenti si specializzarono nel commercio delle trote salmonate, che si spinse verso Casablanca e Mazagan. Della presenza ebrea non restano che poche vestigie. Un cimitero sulla riva sud del Oum Errabi, dove le tombe crollano e si distruggono sotto le cattive erbe. Nel quartiere ebreo, la mellah, che non si distingue più dall’altra medina, è visibile la nicchia del santuario del rabbino Abraham Moul Ness, un taumaturgo “inventato” negli anni ’40 e ancora oggi manifestamente visitato. A lato un edificio semidistrutto dove si intravedono, dalle grate delle sue finestre diroccate, alcuni candelabri a sette diramazioni, chiamati menorah. Sinagoga o casa di famiglia? Nessuno lo sa. L’epoca d’oro terminò. Di fatto, dopo aver cacciato gli spagnoli da Mazagan, città vicina, il sultano alaouita Sidi Mohammed Ben Abdallah decise di aprire il Marocco al commercio atlantico. Con questa misura città come Mogador (Essaouira), Safi, Casablanca, Larache e Tangeri ebbero un enorme profitto. Per Azemour il numero troppo alto di navi e battelli che solcavano l’estuario del fiume da e per l’Atlantico, divenne insostenibile. Il suo porto fu condannato all’oblio per la difficoltà che creava alle navi. La città dovette contare null’altro che sull’agricoltura e la pesca alle trote per sopravvivere. Così la trovarono i francesi all’inizio del loro protettorato: una città piegata su se stessa, troppo incollata al suo passato per occuparsi dell’avvenire. Più le colonie la disertarono più rinforzò il suo lassismo, restando al margine della modernità, guardando la sua gloria passata. Azemmour si piegò ma non si spezzò grazie alle trote che frequentavano il suo estuario. La costruzione poi della diga di Sidi Maächou gli regalò il colpo di grazia. Pesci di mare rimontarono il fiume due volte all’anno per riprodursi creando scompensi del delicato ecosistema della trota. Privata della sua ultima risorsa Azemmour cadde nell’oblio. Da allora la disperazione si accompagnò alla città come una cattiva ombra. I viaggiatori che si avventurarono, sovente per inavvertenza, rimasero colpiti dalla desolazione lampante e oggettiva che si scorgeva, per l’incuria che avanzava. Azemmour era, sino a qualche anno fa, l’ombra di se stessa. Oggi, faticosamente, sta rimontando la china con orgoglio e memoria storica. Il suo sito incomparabile, i suoi tesori monumentali e la sua reputazione di musa di grandi pittori non meritano una sorte crudele. Il turismo si sta facendo strada; surfisti, semplici viaggiatori, appassionati d’arte, arrivano alla chetichella per ammirarla in tutto il suo splendore. Architetti famosi e pittori illustri hanno convertito delle decrepite dimore in Riad spettacolari, alcune gallerie d’arte sono state create nella medina storica e, cosa fondamentale, un piano di turismo della città è stato sviluppato. Il rinascimento di una città antica, carica di memoria e talmente affascinante da sembrare irreale, sta sorgendo dalle sue ceneri per svelare i suoi misteri e le sue glorie ai visitatori del mondo.
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