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B & B accusa e accusato

Creato il 20 maggio 2013 da Tabulerase

B & B accusa e accusato tabule rase

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 Non so come, quando e dove Pitagora mi condusse lontano dal tempio di Lacinia, situato sul Capo che guarda le  acque  placide  dello Jonio, un tempo solcate dai fuggiaschi greci e dalle troiane scampate al fuoco appicciato dall’astuto Ulisse.

Mi parve  però che fosse  l’altro ieri  di atterrare dalle groppe del dio alato nella  caput mundi col pretesto di conoscere oratori e dottrina del diritto della romana civiltà.

-   “Ecco, qui , mi sussurra cheto in un orecchio, siamo  nel foro, luogo della vita politica e giuridica di Roma, dove si incontrano e si sfidano le dee giuste e quelle ingiuste, le verità e le menzogne, le condanne e le assoluzioni, i corrotti e i corruttori,i ladri e i derubati.

-   Ad un tratto, un grido furente  dall’aula del foro : “ Quo usque tandem, Bukassina, abutere patientia nostra?”

-   -“ Cosa dice costui, maestro,  dimmi chè di latina lingua  mastico poco.”

-   -“ Quel che  grida  con eloquenza forma   est  Marcus Tullius Cicero comunamente dictus Cicerone, principe del forum.   dice : Fino a quando, oh Bukassina, intendi abusare della nostra pazienza?”

-   “E chi è cotesta Bukessina?”

-   “Ella è l’accusa  che non perdona e che il tiro delle condanne alza senza limite alcuno”

-   “E chi  difende lo giurista  Cicerone ?”

“ Cesare Augusto,  cavalier magnus, imperator  populi  libertatis , politicus pro domo sua”

-   “Quale delitto  avrà commesso il cavalier magnus se tanta accanita contro di lui è l’accusa?”

-   “Andiamo a sentire ché  l’udienza  è libera, le orecchie possono ascoltare e solo la lingua  tacere debet.”

-   L’accusa Bukassina  non si scompone  di fronte  all’irruente Cicero e dice : “ Roma è la patria del diritto  e la giustizia  non è un abuso ma una virtù  del popolo sovrano,  è uguale per tutti, patrizi o plebei, con lo stesso peso e la stessa misura  e il nostro simbolo atavico è la bilancia che non pende né di qua, né di là. Una è l’eccezione: più alto è il monte e più carica la neve.  E Cesare è un monte alto, pesante è la sua colpa e pesantissima la sua pena la corte dovrà dare. Non sono io  che abuso della vostra pazienza, oh Cicero, è stato   lui, Cesare Augusto, cavalier magnus, politucus et imperator,   ad “abutere”  di una nigra puella.”

Cicerone si alza, si porta in mezzo  all’aula , rivolge lo sguardo prima  al pubblico e poi  alla  corte,  apre le braccia sconsolato  e dice : “Sine  prove , un semplice teorema non potest  chiedere una condanna  in assenza di reato  provato e comprovato.  Cesare è vittima di un fumus persecuturius di una rubera toga .”

La diatriba tra Cicero e la Bukassina  continua sine die . Botte e risposte e  anche la corte sembra stanca. Dal pubblico si  alza una donna e chiede di parlare. La Bukassina domanda : “ E tu chi sei, un altro Cicero?”  e la donna, dai capelli biondi e dagli occhi  come due tizzoni accesi, dalle labbra  carnose e scivolose, dice : “ Io sono Daniela  Sancta che delle Sabine sono oriunda. Vi voglio solo ricordare, oh eccellentissima corte, che nostro padre Romolo  rapì le dolci donne sabine  che furon ben liete  di giacere  sotto il focus eroticus dei vitelloni romani e  così han fatto grande  questa città che stupida non è stata mia ogni sera.  Nessuno condannò Romolo, anzi  per suo nobil gesto fu riconosciuto eroe dall’umana gente. Voi non potete condannare il nostro Cesare, ammesso e non concesso che  abbia soddisfatto le sue  bramose voglie   con la rubiconda puella.”

All’esterno del forum una massa di gente , tutta plebea ,  con striscioni e cartelli   a gridare : “ Semo morti di fame,  disperati e senza lavoro e voi state a litigà  ppe na semplice chiavata. Ridateci libero  Cesare , a noi ci serve er pane e no c’importa dei c…sui”

Cesare viene assolto  per vox populi, vox dei. Cicero  soddisfatto  gli sussura  : “Fortuna caeca est !”  Ma lui non  sorride. Sembra triste.   Domando  a Pitagora : “ Dimmi, mio sommo maestro,perché Cesare  è triste ?”  e lui di botto , in quattro e quattrotto , che di  numeri e matematica s’intende,senza peli sulla lingua, mi risponde  con un  assunto antico :  “Post coitum  omne animal triste”.

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