Era felice sulla strada del ritorno. La messa delle dieci e trenta non l’aveva emozionata. Senza pathos, con poco pubblico. Uscì per ultima, con la scusa di voler pregare ancora un po’. Il negozio si trovava lungo la strada per casa. Non aveva molto tempo. Ore 12:00. Replica di Incantesimo 1×10. Le sue ginocchia non la reggevano come quando la tv non esisteva. Raggiungere casa allora era questione di cinque minuti. Ora, come i suoi chili, quel tempo si era moltiplicato per tre.
Il gelo cadaverico della buonanima del marito era evaporato anni prima dalle lenzuola. Giusto il tempo di una notte. Il tempo di conquistare l’altro lato del letto. Quello più vicino alla tv. Per il resto, la sua vita non aveva cambiato programmazione. Aveva trovato la sua guida spirituale nella guida tv. Con la messa televisiva l’antenna si era sostituita da tempo alla croce, così come alle parabole. E con l’avvento del digitale la parola di dio era scesa dal cielo in terra a miracol mostrare. Il miracolo era il canale consacrato alla fiction. 24 ore su 24. La vecchia fiction che risorgeva dalle ceneri della prima per ascendere verso una seconda, terza, n visione. Fino all’immortalità.
Il nipote aveva insistito affinché si affezionasse ai serial americani. Ma per lei E.R., Lost e 24 non valevano Incantesimo, Elisa di Rivombrosa e Distretto. In principio furono gli intrighi. Era tutta lì la bibbia della fiction. Lei diceva di non ricordarseli. In realtà lanciava una sfida al nipote. Il ragazzo non aveva modo di spuntarla. Aveva trascorso la notte a scaricare file come container portuali. Niente. Lei lo attendeva al varco, pronta a benedirlo con il suo rosario di intrighi. Partiva da un personaggio, in una scena qualsiasi. Ne anticipava l’azione, poi la battuta. Alla causa legava l’effetto, all’effetto le reazioni degli altri personaggi. Questi come discepoli dipanavano le loro linee orizzontali nel mondo. E lei come dio ora le complicava, ora le risolveva. Dal primo episodio della prima stagione all’ultimo dell’ultima. In sei minuti. Il settimo riposava le sue vene varicose. Il nipote aveva invece perso la via. Non sarebbe mai diventato uno sceneggiatore. Almeno non uno cazzuto. Non come sua nonna.
Mancavano venti minuti. Le sarebbero bastati. Doveva solo dire “voglio questa” e lasciare la propria pensione alla cassa. Il passo era però più pesante del solito. E le articolazioni giocavano a dadi. Entrò nel negozio e chiese una sedia. Il tempo era volato. Lei a stento era riuscita a trascinare se stessa, come ora trascinava la sedia lungo il corridoio centrale. “Signora”. Si appoggiò alla sedia per non cadere. Incontrò il commesso, la sorresse. Si asciugò il sudore con lo scialle. Per poco non cadde, una seconda volta. Nel reparto televisori gli schermi erano tutti sintonizzati su un reality. Inveì contro di essi e questa volta cadde. Il segnale si offuscò, per un istante. Ebbe la forza di rialzarsi. L’ora era giunta. Indicò al di là del commesso.
55’’. Ultrapiatto. Full hd. Sui titoli di testa di Incantesimo 1×10, il paradiso le si illuminò. E le fu, per sempre, impossibile distinguere la realtà dalla fiction.
Secondo capitolo tratto da “Erano – 26 racconti per gente che fu”.
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“Erano – 26 racconti per gente che fu”.
Ventisei racconti. Minimali; a volte irriverenti, altre delicati. Perché dopo un pugno nello stomaco è piacevole tornare a respirare.
Ventisei ritratti. Inconsueti; a volte deliranti, altre pacati. Perché di pagina in pagina è piacevole continuare a sorprendersi.
Dalla a alla z, ventisei testamenti al tempo passato eppure attuali. Ventisei ricordi di vita di persone e di oggetti, senza censure e inibizioni. Ventisei confessioni che seppelliscono sotto una lacrima dolce e una crassa risata chi si prende troppo sul serio.
L’autore è Chet, un italo-americano nato a Oak Hill e trasferitosi nella citta’ eterna.
Il primo capitolo:
a. frigolandia