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Babadook

Creato il 21 luglio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

21817_bigUn horror psicologico che entra sottopelle e inquieta a non finire

Il trailer non mente: Babadook può tranquillamente trovare posto tra i migliori prodotti horror degli ultimi anni. Spaventoso, funereo e schizofrenico, il film diretto da Jennifer Kent è un incubo a occhi aperti, un brulicante e terrificante gioco psicologico che colpisce lo spettatore in modo unico.

Sono sei anni che è morto il marito di Amelia e ha sei anni Samuel, il bambino che lei ha cresciuto senza un padre. Il bambino soffre di iperattività; non dorme bene, aggredisce i suoi compagni di classe, è violento e il suo temperamento esagitato porta la stessa madre a odiarlo. Le cose non migliorano quando si materializza in casa un libro di favole molto diverso dagli altri; narra la vicenda di un uomo nero che condiziona l’ospite con cui entra in contatto.

Pellicola di livello eccellente e “favolistica” metafora dell’ingombrante e malinconico passato, Babadook è un horror che, finalmente, non lascia spazio ad amputazioni, squartamenti e spaventi a buon mercato, anzi preferisce far leva sull’inquietudine e su una costruzione scenografica e narrativa di sicuro impatto. Difatti Babadook, sotto certi punti di vista, si rifà alla storia dell’uomo nero, ma declinata in chiave molto più funesta e terrificante. Il film diretto da Jennifer Kent è un incubo da brivido, un prodotto confezionato con le giuste tempistiche e contraddistinto da una caratterizzazione dei personaggi molto precisa e dettagliata. Babadook è colui che infesta i sogni, che spaventa solamente con fugaci apparizioni. Infatti Jennifer Kent nasconde il suo “mostro”, il suo fantasma che si muove a scatti e assume le sembianze di un’animazione in stop motion. Scelta questa che fa crescere l’attesa e l’inquietudine del pubblico seduto in sala e quella della madre single, vessata sul posto di lavoro e nella vita.

Babadook è una metafora cristallina (l’allontanamento dei fantasmi del passato) che abilmente si fa spazio in un genere che, a parte sporadici slasher sufficientemente convincenti, vive una crisi di creatività che non ha fine. Fortunatamente Babadook si differenzia dalla convenzionalità di remake o reboot che hanno invaso il panorama cinematografico, servendo al pubblico un prodotto diverso da tutti gli altri, che ricorda il basso ritmo e lo sviluppo narrativo sempre più incalzante di Shining di Kubrick e il controllo registico dei migliori film di genere.

Favola nerissima e morale, Babadook è il terrificante racconto di una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi, nella quale si insinua il virus della stanchezza e della disaffezione. Un film che ha il pregio di terrorizzare coinvolgendo lo spettatore, evitando di lasciarlo osservare in modo distaccato e voyeuristico. Difatti Babadook si immerge con stile e competenza in una situazione di crisi e trova l’approccio corretto per analizzarla e destabilizzarla.

Forte dell’uso delle migliori idee del cinema americano a basso costo (minimalismo scenico e un unico luogo nel quale si consuma la paura), Jennifer Kent esibisce una psicosi realistica, che trova libero sfogo nel terrore infantile che si nasconde sotto il letto o negli armadi. Babadook è un film che rimane impresso perché ben congegnato e portatore di un colpo di scena finale paradossalmente conciliante, che getta sul film una luce diversa, un tono strano e ben lontano dagli innumerevoli colpi di scena sui titoli di coda, che definiscono e certificano la deriva del genere horror.

Uscita al cinema: 15 luglio 2015

Voto: ****


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