Uno dei film che ho apprezzato maggiormente negli ultimi anni è senza dubbio Lost in Translation. Non è citato in modo esplicito in Babbobecco – e non potrebbe essere altrimenti, dato che le vicende narrate nel romanzo si svolgono nel 1999, mentre la pellicola è uscita solo nel 2003 -, ma la sua atmosfera e certe sue sfumature mi hanno colpito molto.
Si tratta del secondo lungometraggio diretto dalla brava Sofia Coppola, figlia del mitico regista Francis Ford Coppola e imparentata con tutta una serie di star dello spettacolo, a partire dal cugino Nicolas Cage. La storia è ambientata a Tokyo, enorme metropoli dall’altra parte del mondo, dove giungono, per diverse motivazioni, due americani: Bob Harris (interpretato da Bill Murray), un attore di mezz’età nella fase calante della sua carriera, che deve girare uno spot pubblicitario per un whisky, e Charlotte (Scarlett Johansson), una ragazza sposata da poco con un giovane fotografo impegnatissimo nel proprio lavoro.
Entrambi vivono momenti delicati delle rispettive vite. Si incontreranno nell’enorme Park Hyatt Hotel e da lì si dipanerà la trama, che avrà uno sviluppo forse inatteso. Davvero straordinaria la prova di Bill Murray, che avrebbe meritato l’Oscar, e pienamente all’altezza anche la splendida Scarlett Johansson. Un gran bel film, tenero, divertente, con una sensibilità particolare e gran gusto. Sofia Coppola, artista dalla personalità complessa, proporrà il prossimo 3 settembre, al Festival di Venezia, il suo quarto film, Somewhere. Per saperne di più, potete visitare il Sofia Coppola Fans Site, la prima risorsa italiana dedicata alla talentuosa Sofia, cliccando qui.