Perché lo sai che ho il cuore malato e le scartoffie in soffitta. Era tempo che non si faceva all’amore, tempo che non scrivevo, tempo che colava fiacco sui muri di una stanza. Noi non ci siamo mai arrivati, noi le luci dei grattacieli nemmeno per sogno. Fanno ancora male i tuoi occhi se mi guardano nel petto, sono schegge di vetro che non la smettono d’infettarmi. Vorrei dirti che è tardi e che prima o poi la smetteremo di fare l’amore come i gatti, la lavatrice per quel poco d’umore che resta, la lavatrice col programma C4 per l’ammorbidente. Poi un giorno sono tornato a casa e ho scalato adagio la soffitta, c’era polvere e carta straccia in ogni dove, il campo largo che si toccavano i tuoi seni. Ho messo le mani tra i ricordi e me le sono scottate, spazzato via la polvere e preparato un caffè.
Me ne torno in dispensa mentre là fuori una sentinella abbaia.
Dal terzo piano, una lacrima decolla.