Baby Viérin ha preso i miei attacchi come attacchi personali, se così fosse avrei già ricevuto una bella denuncia per diffamazione: conosciamo il suo caratterino. Non ci sono gli estremi perché si tratta di satira nei confronti di un uomo politico. A me, e l’ho detto più volte, non interessa fotografare la carta da parati che un politico ha in casa, preferisco valutare quanto mi costa come consigliere. Dunque, quale sarebbe stata la campagna di veleni? Aver detto che a tempo scaduto si è prodigato ad affermare la sua contrarietà nei confronti del pirogassificatore? Sarebbe questo il fango? L’indecenza? O non è piuttosto una valutazione politica che mette in luce una data natura e un dato disegno? Andiamo avanti. Ho scritto che Viérin, pur dando di sé un’immagine di sinistra, ha firmato un documento di un Forum di famiglie cattoliche contrario ai nuovi diritti civili e, quindi, ho evidenziato una contraddizione. Ho scritto che, secondo me, per uno che è scapolo e che vive ancora con mamma e papà, è difficile capire i problemi che nascono nella coppia e nella condivisione dei figli. E’ così sbagliato? E, se anche fosse sbagliato dov’è l’odio? E il veleno? E l’indecenza? Secondo me la conoscenza diretta dei problemi aiuta moltissimo nella loro comprensione, al contrario si rischia l’astrazione e, peggio ancora, la demagogia. Poi, nel caso di Viérin, quella firma aveva tutta l’aria di una ricerca di consenso finalizzata al voto. Ho usato vignette satiriche che spero abbiano divertito molti oltre me. Satira che vive di politica da sempre, da quando è nata la politica. Dunque? Dov’è l’odio? Io credo che per il signorino viziatissimo che mai ha lavorato, che ha sempre camminato in discesa e non conosce la fatica, l’umiliazione, l’attesa, i problemi economici… perché sempre ha trovato la pappa pronta e uno stuolo di amici-in-attesa-di-briciole, sia la prima volta che affronta una vera competizione, neppure tanto accesa a dire il vero, e si è trovato emotivamente impreparato. Confesso che mi fa anche tenerezza. Così provinciale, impacciato nella sua ingenuità che lo porta a scrivere da bambino ferito che mima l’innocenza. Come se qualcuno, che non sia un fesso, potesse credergli. Uno che predica la libertà e si porta appresso, nella sua rivoluzione, un politico come Caveri. Uno che l’odio sa cos’è e che non riesce a trattenere entro il conflitto politico, lasciandolo sconfinare nel privato. Nella “Rencontre finale”, infatti, ha brillato nel suo rancoroso stile. Oh Baby, Baby… dov’è la coerenza?