Il conte Fossombroni
E' abbastanza logico, invece, l'accostamento scherzoso che i vecchi Pisani facevano fra il baccalà secco e inteccherito con la giubba a coda delle guardie municipali di un tempo.Baccalà a Siena, è il rimprovero, la ramanzina. In Versilia si usa dire, sempre col significato di indifferente in materia di fede, baccalàre. "E' un baccalàare che non crede gnanco nel pan che mangia".
La "baccalaràta", ossia un pranzo fatto esclusivamentedi baccalà, usava una volta specialmente nel Pisano dopo una cerimonia funebre. A questo proposito, e a proposito del baccalà cibo plebeo e snob al tempo stesso, è noto in Toscana il sonetto che il conte Vittorio Fossombroni, primo ministro dle Granducato nel 1815 e grande estimatore della buona tavola, scrisse quattro ore appena prima di morire:
Lodi chi vuole il dentice, l'ombrina,lo storion, l'aligusta, il tonno, il ragno;e quanti pesci son nel fiume, o stagno,e quanti vengon mai dalla marina.
E di lì a poco l'ineffabile conte rimaneva secco come un baccalà.Io dico che è vivanda peregrinail pesce baccalà ch'èstato in bagno,perchè del buon nasello egli è compagnoe molto nel sapor gli s'avvicina.o ch'egli a lento fuoco sia lasciatoperchè lesso divenga, io nol condanno,o che sia fritto, avver d'erbetta ornato,solo posso asserir, lungi da inganno,che fatto in cento guise è sempre gratoe buono è il baccalà per tutto l'anno.