Riuscire ad imporsi di lavorare anche quando non ci sentiamo, non pensiamo di essere in grado, non è facile. A me riesce sempre molto difficile, spesso impossibile. Tante volte i risutati ottenuti in quei momenti mi hanno fatta sentire anche peggio: quando manca la concentrazione e la voglia sembra che tutto mi riesca male.
La scorsa settimana di fronte all'ennesimo momento di questo genere ho cercato di impormi in qualche modo su me stessa, con la paura di fare qualcosa che poi non mi piacesse, ma con la voglia di provarci per cercare di stare meglio. E così il ticchettio del timer ha scandito tante volte i trenta minuti di concentrazione, piccole pause, poi ancora trenta minuti di lavoro... Orecchini, foldforming, patina, castoni, griffe, saldatura.
Ho deciso, disegnato, tagliato, limato e rifinito all'infinito, saldato, forato. E poi ancora tagliato, piegato...
Il tempo scandito ti ricorda quanto sia lungo un lavoro come questo, ogni passaggio coi suoi ritmi...
La patina, coi suoi tempi lunghi, e poi qualche errore qui e lì. Intestardirmi come sempre a cercare di fare qualcosa che so già che non riuscirà, ma provarci comunque e poi invece arrendermi, rendendomi conto che alla fine questa era la forma che avevo in mente sin dall'inizio, essenziale e organica, come un seme, un baccello.
Ho capito che va bene essere ispirati, cogliere il momento giusto per creare. Ma che il lavoro può essere "ispirato" anche quando ci si impone di farlo, anche quando ci si sforza di trovare il ritmo, la motivazione. Che quello che abbiamo dentro in qualche modo trova la strada per venire fuori, anche così.