Magazine Cultura
di Massimo Pittau
Pure il culto di un'altra divinità molto famosa, anch'essa di origine anatolica e assai probabilmente lidia, risulta entrato nella Sardegna antica e addirittura allunga le sue propaggini nella Sardegna attuale, Bacco, il dio del vino. Oltre che sicuri ritrovamenti archeologici relativi a questo dio\1\, molto notevole è in Sardegna la venerazione di uno strano santo cristiano Bakis (latinizzato in Bachisius), del quale non si trova alcuna notizia nel Martyrologium Romanum. Esso dovrebbe corrispondere a uno dei tre santi che dalla Bibliotheca Sanctorum sono ricordati col nome di Bacco e che sarà arrivato in Sardegna durante la dominazione bizantina\2\. Senonché, per ragioni linguistiche e per ragioni etnografiche si intravede abbastanza chiaramente che la figura e il nome di questo santo cristiano si sono inseriti e fusi sincretisticamente con quelli del precedente dio pagano del vino.
Sul piano linguistico infatti c'è da precisare che il nome sardo Bakis non corrisponde esattamente alla forma greca né a quella latina del nome di Bacco, mentre corrisponde meglio alla forma lidia Baki-. Ed anche i suoi diminutivi sardi Bakilli, Baghilli, Bakkillodde corrispondono esattamente al lidio bakillis = «bacchico», con un suffisso che sicuramente è anche tirrenico e protosardo.
Sul piano etnografico innanzi tutto molto notevoli e perfino stupefacenti sono alcune raffigurazioni che si trovano nella chiesa di Bolotana (NU) dedicata al suo patrono santu Bakis e terminata appena nel 1594: sulla facciata esterna e anche nei capitelli dei pilastri interni si trovano in bassorilievo figure di danzatori, uomini e donne, e i maschi hanno i genitali scoperti.
Oltre a ciò, al culto di santu Bachis è connessa la credenza di donne che sarebbero possedute o invasate dal santo e come tali sarebbero considerate e visitate dalle altre donne con devozione; ed è un ricordo abbastanza evidente delle Baccanti o Menadi possedute o invasate dal dio Bacco\3\.
Ma ancora più interessante e quasi incredibile era un'usanza documentata fino a poco più di 50 fa in alcuni villaggi della Barbagia (Olzai e Mamoiada): in occasione dell'impianto di una nuova vigna, al quale venivano invitati tutti i parenti e amici del padrone, costui, alla fine della giornata di lavoro, veniva preso di forza e sottoposto anche a grossolani scherzi a carico dei genitali. Dopo, legato strettamente e adornato di edera, di foglie di altre piante e di fiori campestri, veniva trascinato a casa sua, dove la moglie procedeva al "riscatto del prigioniero" con una prima offerta di vino e di dolci ai sequestratori. La festa poi terminava con una abbondante cena fino a tarda notte con canti e risa. Ebbene, in questa usanza è facile trovare stringenti connessioni col racconto del rapimento del giovane Bacco da parte di pirati “tirreni” (non si trascuri questo particolare!), racconto tramandato dallo pseudo-omerico Inno a Bacco, nel quale si ha pure la più antica citazione dei Tirreni\4\. Anche in questo racconto infatti risulta che da una parte Bacco viene preso a forza e legato strettamente all'albero della nave, dall'altra i pirati tirreni procedono al rapimento in vista di un "riscatto" da chiedere ai genitori del rapito. La sua liberazione poi avviene con una serie di prodigi, quando i legami che lo avvincono all'albero della nave si mutano in tralci di vite e di edera e in fiori\5\.
Infine è notevole un bronzetto nuragico rinvenuto a Ittiri (SS) che raffigura un individuo col fallo eretto (itifallico) e che suona il flauto doppio, di probabile origine lidia, simile alle launeddas sarde, l'antichissimo flauto triplice: si tratta chiaramente di uno dei Satiri o Sileni, pur’essi itifallici e suonatori di flauti, che facevano parte del corteo di Bacco. La presenza di questi esseri mitologici nella Sardegna antica è probabilmente confermata anche dal toponimo odierno Silenu di Ploaghe (SS)\6\.
Note
\1\ Cfr. Spano G., Culto di Bacco in Sardegna, nel «Bullettino Archeologico Sardo», 1987, III, pgg. 97-100. È notevole e significativo che, sia pure con riferimento all'epoca romana, siano state trovate in Sardegna ben 9 statuine di Bacco e 3 di Baccanti; cfr. Meloni P., La Sardegna Romana, Sassari 1990, II ediz., pg. 395.
\2\ Cfr. Biblioteca Sanctorum, Roma 1962, II, pg. 687; Socii Bollandiani, Bibliotheca Hagiographica Latina, Bruxelles 1900-1901; Idem, Bibliotheca Hagiographica Graeca, 1968. E poi Enciclopedia Cattolica, Roma 1949, s. v.; De Felice Emidio, I nomi degli Italiani, Venezia 1982, pg. 271; Idem, Dizionario dei Nomi Italiani, Milano 1986, pg 84, s. v. Bachisio.
\3\ Si veda l’importante studio di Italo Bussa dedicato a santu Bakis nei “Quaderni Bolotanesi”, num. 37, pgg. 114-149, del quale però io non condivido tutte le conclusioni.
\4\ Inno a Bacco, 7, 8 (pg. 66 dell'edizione di A. Baumeister).
\5\ Cfr. LISNE 43-44; LELN 66-70.
\6\ Cfr. Arias P. E., Satiri e Sileni, nell'«Enciclopedia dell'Arte antica classica e orientale», Roma 1966, vol. VII; Pittau M., LELN, pgg. 61-63.***
***Estratto dall'opera e-book di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi) , Ipazia E-Books, 2013, Amazon.
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