BaciamiAbbracciami

In un quartier della Ville Lumière
Dove fa sempre buio e manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Lei era sulle scale
Lui accanto a lei e lei accanto a lui
Faceva notte
C’era un odore di zolfo
Perché nel pomeriggio avevano ucciso le cimici
E lei gli diceva
È buio qui
Manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Il sole del buon Dio non brilla da noi
Ha fin troppo lavoro nei quartieri ricchi
Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Qui si crepa di tutto
Dal caldo e dal freddo
Si gela si soffoca
Manca l’aria
Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
Hai quindici anni ne ho quindici anch’io
In due ne abbiamo trenta
A trent’anni non si è più ragazzi
Abbiamo l’età per lavorare
Avremo pure diritto di baciarci
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Baciami!

Jacques Prévert, Baciami

***

Le virgole e i punti sembrano non esistere in questa splendida poesia.
[Un po' come se Prévert avesse voluto far nuotare le parole in una dimensione altra, dove il tempo, le pause e il ritmo non hanno più importanza]
In compenso ho trovato un unico punto esclamativo, proprio in chiusura: «Baciami!».
Sembra quasi la sveglia del mattino, lo squillo potente che ti riscuote e ti ordina di fare qualcosa.
Subito.

L’originale francese di questa poesia si chiama Embrasse-moi, che in italiano significa sia «Baciami» che «Abbracciami».
Ovviamente Prévert stava parlando di baci, ma provate lo stesso a rileggere la poesia inserendo il verbo “abbracciare” al posto del verbo “baciare”.

Il risultato mi fa riflettere. Perché non è la stessa cosa morire soffocati dalla mancanza di baci e morire soffocati dalla mancanza di abbracci.
Sono proprio due cose diverse.

Francamente, non saprei dire quale delle due versione sento più mia.
Perché senza abbracci non si può stare.
Ma neanche senza baci.