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Back to Djerba (un anno dopo) 2: Domande inquietanti

Creato il 30 agosto 2011 da Fredy73 @FedericaRossi5
Continua da Back to Djerba (un anno dopo) 1: Questione di centimetri

Mi alzo di buon ora per via della luce che penetra implacabile nei farè. Dopo la mia notte con l’uomo nero, mi chiedo se non stia seguendo le orme dello scorso anno. Per carità, non ci sarebbe nulla di male. Ma l’altra volta c’era anche uno spirito diverso, più curioso, che mi spingeva a vivere quelle esperienze con la massima apertura mentale. Quest’anno, conoscendo già il copione, la cosa mi interessa fino a un certo punto. Anche se, ovviamente, non guasta mai. D'altra parte non avrei scelto la stessa meta... Perché nascondersi dietro a un dito?
Il caldo è insopportabile e inizio ad avvertire un fastidio terribilmente noto. Guardo il mio ginocchio operato meno di tre mesi fa. E’ leggermente gonfio. Mi parte una sequela di bestemmie da competizione. L’unica è stare in acqua – magari quella della piscina che è leggermente più fresca del mare – e fare degli esercizi. Ne parlo con la signora che ne approfitta per sciorinarmi un paio di chili di guai suoi legati più o meno direttamente al mio problema. La signora, infatti - lo scopro col tempo – è un po’ ipocondriaca e guarda il mondo con le lenti della malattia. Sarà per le sue frequentazioni con i gruppi di recupero di qualsiasi tipo, ma per lei non c’è essere umano che non sia affetto da qualche turba psichica. Da un lato penso che abbia ragione. Dall’altro mi chiedo se questi gruppi non sostituiscano la dipendenza dall’elemento da cui ci si voleva curare (cibo, alcool, droga, affetto, caffé… qualsiasi cosa), deviando per sempre lo sguardo verso il mondo.
E mi chiedo anche quale sia la mia visione del mondo, spinta come sono dalla curiosità verso tutto quello che è nuovo e diverso. Sarà vera apertura mentale? O semplice atteggiamento snob di una figlia dell’occidente con troppa cultura e libertà di costumi? Temo che ci vorrà del tempo per rispondere a questa domanda…
In mattinata vedo l’uomo nero che sorseggia tranquillo un caffè. Gli chiedo che ne è stato del tour del mattino per il quale se ne è dovuto andare la notte prima dal mio bungalow. Ovviamente sapevo che era una scusa, ma mi diverte lo stesso vederlo arrampicarsi sugli specchi. E, comunque, con un pizzico di cattiveria decido di non dargli un’altra chance. L’uomo nero, infatti, ha provato ad avvicinarsi a me anche altre sere, ma inutilmente. Comunque sia il resto della giornata trascorre tranquilla. Ma è di sera che le cose accadono in quel posto. Resto da sola a ballare nell’improvvisata discoteca all’aperto. La signora, infatti, è troppo stanca e preferisce andare a dormire. E’ allora che lo incontro. Poco prima mi aveva chiesto di ballare con lui.
Un modo, per i locali, di chiedere un appuntamento. Ha un bel viso e degli occhi profondi. Mi sembra più giovane di me. E’ simpatico e tra noi si crea subito una certa tensione sessuale. E’ uno dei tre fotografi del villaggio. Mi parla avvicinando la sua bocca al mio orecchio per via del volume della musica. Avverto immediatamente le ben note vibrazioni. Deve essere stata una cosa reciproca, perché a un certo punto ci troviamo a parlare con le labbra pericolosamente vicine. Ma è ancora in servizio. Mi chiede di aspettarlo lì per una decina di minuti. Poi mi bacia e parte a caccia di turisti da immortalare.
E’ strano, ma quel bacio mi ha letteralmente conquistata, come non mi accadeva da tempo. Quando torna da me, mi prende per mano. E io lo seguo docilmente. Mi porta in un posto appartato. Per lui non è possibile andare nelle stanze delle turiste. La qual cosa complica il nostro incontro consumato in fretta e in posizioni che non avevo ancora sperimentato. Mi saluta con un bacio, dicendomi “mi piaci troppo”. Gli chiedo di dirmi ancora il suo nome. Me lo ripete. “Annisu, Anassa, Ananas…” cerco di fissare nella mente. Poco importa, imparerò il suo nome nel corso dei giorni. Perché con Anisso nasce una vera e propria relazione che darà una svolta singolare al mio ritorno a Djerba. Tra domande inquietanti che non troveranno risposta. E’ davvero possibile innamorarsi in così poco tempo? E se fosse un suo modo di cercare di lasciare la Tunisia? Si può stare insieme a una persona più giovane? O con una cultura diversa? E che vive lontano? Ma soprattutto, perché non riesco più a credere a un uomo se mi dice di essersi innamorato di me?

Continua… Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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