Top Five un po’ pepata e polemica, ma che spero sia utile per fare qualche ulteriore ragionamento collettivo.
Penso di poter essere definito un blogger anziano esperto, soprattutto per mere ragioni di tempo passato sul Web, tra forum, social network e (appunto) blog. Della brutta atmosfera che si è andata creando per quel che concerne il mondo della scrittura/editoria ne abbiamo già parlato fin troppo e oramai credo che interessi solo marginalmente. Da una parte ci sono gli integralisti, dall’altra i liberal. Poi qualcuno preferisce chiamare troll i primi e ritardati i secondi. In fondo sono solo definizioni. Il clima da Guerra Fredda non mi dispiace, perché tutto sommato garantisce stabilità.
Stando più sul generale ci sono però degli atteggiamenti, delle regole non scritte, che si stanno radicando sempre più in alcuni angoli della blogosfera e che a me danno fastidio. Cose che vanno oltre l’orticello degli appassionati di scrittura, di cui in fondo importa a poche persone.
Sono curioso di sapere se solo io trovo nocive queste attitudini.
Eccone cinque, in particolare:
- Non parlare mai bene di nessuno
Chi fa un complimento a un autore, a un editore, ma anche a un cantante, a un blogger, a un attore (etc etc) viene tacciato subito di leccaculismo. L’accusa classica è la seguente: “Ecco il solito scambio di complimento tra amichetti!“
Vorrei sottolineare che complimentarsi per un buon libro, per una bella canzone o per un articolo scritto in maniera ineccepibile non è null’altro se non un gesto di civiltà, di educazione e di apprezzamento. Non c’è niente di male nell’esprimere un apprezzamento e non capisco dove sia nata questa prassi secondo cui solo le critiche sarebbero oneste.
O meglio: i complimenti sono “socialmente accettabili” soltanto se fatti ai non-italiani. E qui andiamo al punto 2.
- Italiani? No grazie
Oramai parlare bene di un autore/blogger/regista/cantante (etc etc) italiano espone a un altissimo rischio di presa per il culo. Siamo tutti consapevoli di vivere in un paese disgraziato, in cui talento e cultura vengono sempre osteggiati. Eppure, quando c’è qualcosa di (soggettivamente, ok) buono, perché fare comunque e per forza gli snob e parlarne lo stesso male? Dove sta scritto che questo è il modo giusto di agire? Non c’è equidistanza in una scelta del genere (che pure appare legittima), bensì solo un po’ troppa superiorità morale ostentata in modo eccessivo. Ovviamente non è affatto un invito a recensire/segnalare artisti e autori italiali, bensì un consiglio a non dileggiare chi lo fa.
- Qui non funziona così
Tutte le volte che qualcuno pubblicaun articolo positivo/propositivo saltano fuori i soldi disfattisti con l’ormai storico commento di maniera: “tanto qui non funziona così“.
Vale se si parla di ebook (di pubblicarli e di venderli), di telelavoro, di aprire un’impresa, di trasformare una qualunque passione in un’attività remunerata, di collaborare senza essere fregati. Insomma, “non funziona” a prescindere, sempre e comunque.
Per quanto sia io il primo a dire che in Italia tutto sembra essere più complicato e difficile da realizzare, un atteggiamento di questo tipo non lo riesco più a reggere. Soprattutto quando i commenti di questo tipo servono a giustificare tutte le brutture che ci affliggono. Magari non consciamente, ma spesso è così. Allora ben vengano le critiche feroci al sistema, ma che non si concludano col sarcastico “tanto qui funziona così“.
- L’ultima parola
Qui rientriamo indirettamente nella categoria troll e affini, ma è un fenomeno che riguarda anche gli incosapevoli. Oramai non c’è più un, e dico UN articolo di QUALUNQUE categoria che non attiri il precisino gne-gne pronto a spendere mille commenti per dire che lui non la pensa così. E se un commento è lecito e sacrosanto, la reiterata raffica di inopportune e non richieste “precisazioni” serve solo a dare implicitamente del coglione a chi ha scritto l’articolo.
Quindi, per concludere: a volte non è una cattiva scelta leggere e meditare, senza sentire il bisogno di scatenare una diatriba su ogni singola minchiata (sì, anche sulle ricette, sulle monografie femminili, sui post comici).
- Citare le fonti
Molti blogger (quasi tutti) sono ben lieti di essere condivisi, ribloggati, twettati o citati in altri articoli. Tuttavia è necessario sempre indicare il post originale, con un bel link che fa contenti tutti e che sa tanto di gesto cortese, di reale apprezzamento all’operato del blogger in questione. Il quale, ricordiamolo, nel 99% dei casi si è fatto il mazzo per l’articolo da voi citato senza guadagnare un eurocent da esso. Se non citate le fonti siete sciacalli. Senza mezze misure.
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