Giulia D'Angelo, Remo Sabatini e Cristina Zenato
“Questo è il mio ufficio” così ha esordito Cristina Zenato dopo che Giulia lo scorso venerdì l’ha invitata a presentare la sua esperienza. E ha continuato indicando sullo schermo la fotografia di un mare color turchese “Ci vivo da 18 anni, sopra e sotto. La mia vita è il mare, ho collezionato poco meno di diecimila immersioni con i miei squali, nelle grotte o in apnea. Sono arrivata alle Bahamas, questo straordinario arcipelago di settecento isole, per seguire le orme di Cristoforo Colombo che l’ha scoperte, dicono per sfottermi, per una vacanza che avevo 22 anni, sono rimasta affascinata e non mi sono più spostata. Ora gestisco il centro Diving Underwater Explorer Society con sette barche e con me collaborano una ventina di istruttori. Portiamo sott’acqua centinaia di turisti.Grazie al turismo che si è sviluppato con la nostra attività e a tutto il nostro lavoro, le Bahamas dal 4 luglio 2011 sono un santuario internazionale che protegge integralmente gli squali. Un paese considerato terzo mondo ha il divieto assoluto di pesca, se per sbaglio se ne pesca uno, questo va ributtato in mare. È proibita l’importazione l’esportazione e il traffico di qualsiasi cosa che faccia parte degli squali compresi medicinali, gioielli, denti, pelle, insomma tutto. Questa credo sia la risposta migliore a che mi critica, che mi accusa di fare circo, un’attività speculativa, che voglio mettermi in mostra!
La mia vita è il mare, continua, ho collezionato poco meno di diecimila immersioni con i miei squali, nelle grotte o in apnea. Sono arrivata alle Bahamas per una vacanza che avevo 22 anni, sono rimasta affascinata e non mi sono più spostata. Ora gestisco il centro Diving Underwater Explorer Society con sette barche e con me collaborano una ventina di istruttori. Sono quella che chiamano una figlia d’arte, mio padre è stato incursore della marina, sono cresciuta nel suo mito, mia madre, che è di Sanremo, mi ha sempre portata in mare, quindi ho il Mediterraneo nel sangue, sono cresciuta immersa nella subacquea, ecco perché mi è stato molto semplice diventare una sub professionista. Mi occupo anche di immersioni tecniche sia su relitti che in barriera e ho una passione un po’ speciale per le grotte poco conosciute. Qui ci sono dei sistemi di grotte chiamate buchi blu, perché visti dall’alto contrastano con il turchese del mare, le entrate sono sia da terra in mezzo alle foreste di mangrovie che in mare.
Cristina Zenato e Remo Sabatini
Ho imparato anche a fare cartografia subacquea facendo la mappatura di tutte queste grotte che non erano mai state mappate, mai esplorate, mappe che ho passato al National Trust che si occupa della protezione del territorio.” E mentre segue nel suo racconto, mostra la fotografia dell’interno di una grotta con delle decorazioni formate da stalattiti dai colori straordinariamente rossi. “È la sabbia del Sahara portata dal vento attraverso l’oceano in altre ere geologiche, spiega Cristina, scesa con la pioggia si infiltra nel terreno quando queste grotte erano asciutte, ha formato queste straordinarie composizioni|!Il punto più alto delle Bahamas non supera i cento metri sul livello del mare, non ci sono fiumi, laghi montagne, l’acqua freschissima che esce dai rubinetti senza bisogna di filtri né di altro è l'acqua conservata nel sottosuolo fatto di rocce di tipo carsico.” Ma si entusiasma quando parla di squali: “Sono i miei figli,me ne sono innamorata quando avevo 8 anni e vidi un film in cui il protagonista nuotava con gli squali. Un importante subacqueo Ben Rose, è il mio mentore, una persona specialissima che mi ha insegnato a trattare gli squali, tutti i segreti e le tecniche per avvicinarli, dargli da mangiare e poterli toccare in sicurezza. Ho portato sott’acqua centinaia di turisti ai quali ho fatto passare la paura degli squali.
Cristina Zenato e il suo mentore Ben Rose
Mangiano dalla mia mano e rimangono a girarmi attorno senza considerarmi una preda. Quando finiscono di magiare è il momento giusto per riuscire a toccarli. Se non avessi il cibo non arriverebbero a una distanza utile. Praticamente li conosco uno ad uno. Quando arrivo a toccarli ecco che lo squalo si ferma al mio tocco, smette di nuotare e, non avendo una vescica natatoria, si adagia lentamente sul fondo, e, per qualche minuto, continuo ad accarezzarlo.Una volta, per realizzare riprese per un documentario televisivo, sono rimasta quasi un’ora con lo stesso squalo. Mentre questo dormiva altri venivano a farsi carezzare, fino a tre anche perché ho soltanto due mani! Ripeto non li anestetizzo e non è magia, non li sforzo. Sono loro che decidono. Per me la magia è che uno squalo si avvicina e si fa carezzare. Sicuramente avverte che non c’è pericolo, va in immobilità tonica in situazione di pericolo o durante l’accoppiamento, semplicemente è una situazione in cui lo squalo sta tranquillo, si rilassa. Quelli che si fanno carezzare sono tutte femmine perché i maschi sono più irrequieti. Sono riuscita anche sono riuscita a fargli assumere una posizione molto speciale, a porli in verticale.
Amo conficcato nella bocc
A volte si avvcinano quando per esempio hanno un amo inficcato nella bocca: una delle cose che mi lasciano fare è quella di rimuovere gli ami che rimangono conficcati dice mostrando la fotografia di un amo lungo più di 8 centimetri di amo d’acciaio. Attraverso l’immobilità tonica ho fatto da assistente a dei ricercatori che dovevano prelevare dei campioni di tessuto per ricerche sul DNA, senza per questo dover ricorrere a catture cruente e senza alcuni stress per l’animale. Quando dormono riusciamo a fare le fotografie migliori. Questa è Stolby, la mia preferita la riconosco perché ha la coda un po’ tagliata. Riuscendo a identificarli conosco tutte le loro caratteristiche. Poi monitoriamo anche i loro piccoli. Faccio presentazioni un po’ dovunque sono arrivata fino in Cina a Singapore.Ma la mia firma di tutto il mio lavoro con gli squali è il bacio! Per me dare un bacio a uno squalo è cercare di dimostrare quanto bene gli voglio, quanto innamorata ne sono, quanto delicati e vulnerabili sono per me. Metto il mio viso per dimostrare la loro vulnerabilità, non la mia, perché gli squali hanno i bisogno di protezione, ogni squalo deve essere compreso dove vive e vedere come ci si può interagire.
In conclusione, anche a giudicare dalle frequenti interruzioni con gli applausi, una serata particolarmente “sentita” quella passata insieme a Cristina. Sicuramente chi non ha perso una sua parola, è stata Alessia,13 anni, che è venuta ad ascoltarla per vincere il suo terrore degli squali e si è già ripromessa di convincere “il babbo” per fare un giretto da quelle parti…