di Giorgio Fruscione
Orfeo ed Euridice
Che la mancanza di credibilità nei confronti dell’Unione Europea sia diventata una tendenza legittimamente diffusa non è una novità, soprattutto se valutata alla luce dell’odierna crisi finanziaria.
La novità sta invece nel fatto che questa tendenza sia sempre crescente tra quei paesi che non vi fanno ancora parte e che, nell’ampia sala d’attesa europea, assistono ad un fallimento statale dietro l’altro. Tra questi paesi rientrano anche quelli del “blocco balcanico”: la Croazia che vi entrerà nel luglio 2013; e Macedonia, Serbia e Montenegro che, in fase di negoziati, attualmente godono dello status di “candidato all’adesione”.
Sicuramente, questo è il periodo peggiore della storia della comunità europea, e senz’altro il più difficile per entrarvi a far parte. Da un lato infatti, le sfide per il colosso economico aumentano di quantità e qualità, mentre dall’altro il processo integrativo europeo continua a sembrare l’unica strada che prima o poi tutti i paesi devono imboccare.
I criteri per entrare a far parte del club europeo, i cosiddetti “parametri di Maastricht”, non sono soddisfatti oggigiorno che da pochissime economie e continuano a rappresentare un traguardo irraggiungibile piuttosto che un obiettivo realizzabile per tutti i paesi, membri e non di Eurolandia. Ciò nonostante, per i paesi dell’ex Jugoslavia, l’ingresso nell’Unione resta un obiettivo comune per il breve termine, nella speranza che aumentino i propri scambi commerciali e che si riducano i preoccupanti tassi di disoccupazione.
E se i paesi dell’area ex jugoslava bypassassero il sistema? Se si rendessero conto che di fatto l’integrazione europea comporterebbe un effetto boomerang a discapito delle proprie già deboli economie, sarebbero comunque convinti che l’ingresso nell’UE sia il solo futuro auspicabile?
Non abbiamo precedenti per esprimerci in merito ma abbiamo un contesto geo-politico le cui comuni caratteristiche culturali e storiche ci impongono di prendere in considerazione la possibilità di una strada alternativa all’Unione Europea.
L'Europa vista dagli americani nella celebre serie satirica. Si noti come è definita l'ex Jugoslavia
Certamente, questa non è la sede corretta per boicottare l’Unione Europea e i suoi sforzi verso la regione, né per ipotizzare la nascita ufficiale di una “Jugosfera” alla Tim Judah piuttosto che una Confederazione Balcanica. Senz’altro però, ci si può immaginare un organismo regionale alternativo ma parallelo all’UE che sia fondato sulla libera circolazione di persone e merci tra gli “ex della Jugoslavia” e che garantisca la cooperazione intergovernativa a più livelli e su più settori, innanzitutto quello giudiziario. Come noto infatti, aldilà di diversi elementi culturali i popoli jugoslavi condividono un ampio bagaglio di problematiche comuni, quali la corruzione e la criminalità organizzata, che solo istituzioni locali – in forza del principio di sussidiarietà – potrebbero contrastare.