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BALCANI e CAUCASO: Aborti selettivi: quando una figlia femmina vale meno di un maschio

Creato il 19 dicembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal


di Valerio Pierantozzi

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L’aborto selettivo, ovvero quella pratica secondo cui la donna abortisce in base al sesso del feto, è un fenomeno molto diffuso nel sud est asiatico, ma che dall’inizio degli anni ’90 si è diffuso molto anche nei Balcani e nel Caucaso.

A riportare l’attenzione sulla questione è una recente ricerca dell’Ined, l’Istituto nazionale francese di studi demografici, firmata da Christophe Z. Guilmoto e da Geraldine Duthe. Secondo i due accademici, il rapporto medio fra i neo-nati sarebbe normalmente di 105 maschi ogni 100 femmine. E quando questa media si discosta di molto, allora è il caso di chiedersi il perché.

Lo studio sottolinea come la “sex ratio” abbia raggiunto nei paesi del Caucaso del sud, come Armenia, Azerbaijan e Georgia, un livello paragonabile se non superiore a quello dell’India. In particolare lo sbilanciamento delle nascite è evidente in Azerbaijan, dove è stato raggiunta la media di 117 maschi per 100 femmine, numeri che posizionano la nazione caucasica al secondo posto dietro la Cina.

Nei Balcani occidentali, invece, lo bilancia è meno sproporzionata: in Albania, Kosovo e Montenegro la media si attesta intorno ai 110/111 maschi per 100 ragazze. Tuttavia – affermano i due ricercatori – “la regolarità di questa media attraverso gli anni conferma la reale esistenza di questo sbilanciamento”.

La preferenza di un figlio piuttosto che di una figlia sarebbe riconducibile alla persistenza dei tradizionali valori patriarcali, che si sarebbero addirittura rinforzati dopo la caduta dei regimi comunisti nei primissimi anni ’90. “La famiglia è allora diventata la più importante istituzione sociale esistente”.

Lo studio è stato comunque incapace di spiegare come mai negli altri Paesi post sovietici dell’Asia Centrale o dei Balcani non si siano visti simili fenomeni.

Foto: lifechoice.net

 


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