Baldina è la figlia quasi novantenne di Giuseppe Di Vittorio e conserva infinite memorie di suo padre. Ha dedicato la sua vita, racconta, alla difesa dei lavoratori e i lavoratori si sentivano identificati e protetti dalla sua presenza. Così in Francia, in Spagna, a Cerignola e poi in tutta Italia.
C'è un filo conduttore nella sua vita, quello dell'importanza dello studio, della conoscenza, come riscatto e conquista di dignità. E' la condizione per potersi battere adeguatamente e affermare un ruolo del mondo del lavoro che sappia andare oltre le iniziative quotidiane. Lo dimostra il suo impegno nella stesura della Costituzione e nell'affermazione di quell'articolo uno che parla di una Repubblica fondata sul lavoro. Un principio che oggi si vorrebbe cancellare.
Ed era assillato da altre due istanze: l'autonomia e l'unità del sindacato. Il suo ultimo discorso al Congresso della Cgil è una testimonianza della necessità di superare ogni "cinghia di trasmissione" rispetto a partiti, padroni, governi. Lo aveva dimostrato anche nei confronti accesi nel Pci, durante il dibattito sulla repressione operaia in Ungheria, nel 1956, e nel suo operato nella Federazione sindacale mondiale.
La lezione dell'unità gli era poi rimasta nel sangue, fin dai primi anni del suo impegno in Italia, dopo le difficoltà e sconfitte delle lotte bracciantili e dopo essere riuscito a realizzare l'unità proprio di quei braccianti, ottenendo importanti risultati. Sono i tratti, aggiunge Baldina, di un’eredità ideale che credo valga ancora oggi.