“Ero un giovane pieno di promesse, prima che la morte mi cogliesse nel fiore degli anni. Lo so, si dice sempre così, come se la vita di ognuno fosse qualcosa di unico ed irripetibile. Be’, se c’è una cosa che ho imparato, dopo questa esperienza, è proprio che la vita è unica ed irripetibile”.
È uscito il tre dicembre l’ultimo lavoro di Cristina Biolcati, acquistabile su Amazon in versione e-book. Dopo il saggio sugli attacchi di squali bianchi in Italia “Nessuno è al sicuro”, la raccolta poetica “Ritorna mentre dormo” e la raccolta di racconti brevi “L’ombra di Luca”, la scrittrice ferrarese torna con un breve racconto “Balla per me”, un racconto che porta il lettore a riflettere, o sognare, su un argomento ancora intriso di mistero: la visione del dopo morte. Un argomento che scuote le anime di tanti di noi – me inclusa – su cosa succederà una volta morti, cosa vedremo, dove andremo, vigileremo come fantasmi sui nostri cari rimasti e loro saranno capaci di percepire la nostra presenza.
E così sorge spontanea la domanda “Esiste l’aldilà? E il paradiso terrestre come ci è stato narrato nei primi capitoli della Bibbia?” Ecco, la nostra scrittrice prova a “indagare” questo sentimento, a “spiegare” come vive il nostro protagonista questa strana esperienza di post-mortem.
Come recita l’incipit, “Balla per me” è la storia di Davide Restini, un ragazzo di ventidue anni, studente in Architettura, che perde la vita in un incidente di moto. Da quel giorno tutti i suoi sogni, le promesse, i desideri finiscono con l’essere spazzati via in un attimo, insieme alla sua giovane vita. Tutto si ferma, si racchiude in un ricordo, un ricordo che lascia un vuoto incolmabile in coloro che l’hanno amato, conosciuto. E con questa sua morte si chiede “dove andrò? Rimarrà una traccia, una coscienza di ciò che sono stato, di cosa sarò diventato?”
Così, il nostro protagonista si trova sospeso in una sorta di passaggio tra la vita e la morte, un passaggio non semplice da comprendere, come in attesa di poter conoscere il proprio destino, come in un viaggio dantesco, tra purgatorio e paradiso.
In questo viaggio verso l’ignoto, il giovane prova a rivivere la sua vita, i momenti più salienti di questa sua pur breve esistenza. Momenti in cui ricorda l’amico del cuore, Paolo, quella gita a Recanati con la famiglia di quest’ultimo; oppure di quando conobbe Alice, la giovane di cui si innamorò, di quello che successe quando si incontrarono; o dei sogni dei fratelli e dei suoi genitori. Scorci di vita significativi, divertenti, indimenticabili.
In quel viaggio tra la vita e la morte “abbraccia” la sua giovane fidanzata, i suoi amici e la sua famiglia in un silenzioso sussurro, cerca di capire come stanno, quali emozioni provano, cosa stanno pensando. Cerca di aiutarli a sentire la sua presenza. Ma non può sapere se riescano a sentirlo, se “percepiscono” la sua voce, i suoi sussurri.
Un racconto breve – ha solo 32 pagine – diviso in dodici capitoli, molto suggestivo, mai noioso, scritto in prima persona singolare, visto dalla prospettiva del nostro protagonista che, come detto, cerca di rivivere alcuni momenti della sua vita. Un piccolo romanzo che vale la pena leggere, capace di catapultare il lettore in un nuovo mondo misterioso come quello della morte.
Personalmente mi è piaciuto molto, anzi mi ha davvero commosso.
Molte volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo quando saremo morti, cosa avremo visto, dove saremo andati, se saremo stati in grado di vegliare i nostri cari ancora in vita, e quante volte questi pensieri mi hanno spaventato, terrorizzato. Leggendo queste pagine ho provato a immaginare un modo nuovo per calmare questa mia paura, provando a vederla come un sogno, un sogno ininterrotto di vita. Un sogno dove la vita e la morte si congiungono in un insieme di tutto, regalando diverse emozioni. Un sogno dove il tempo non si ferma mai.
Un modo insolito, seppur piacevole, di raccontare, di sentirsi vicini a chi amiamo, a chi non c’è più. La scrittrice è riuscita a regalare un momento per vivere appieno piccoli attimi di vita con chi vogliamo bene prima che sia troppo tardi.
Written by Daniela Schirru
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