2009
Ho così tante cose in testa sui Balmorhea che quasi non riesco a scriverne nessuna. Vediamo. Innanzitutto, sono uno dei miei gruppi preferiti e questo disco me lo porterei su un'isola deserta. Il loro nome si pronuncia balmurèi ed è il toponimo di un lago del Texas che poi sarebbe il loro luogo di provenienza (Austin per la precisione). Moltissima musica interessante degli ultimi dieci anni viene dal Texas, ho notato. Probabilmente perché il clima fa schifo, non hanno il mare ed è pieno di repubblicani; così i giovani non trovando di meglio da fare si chiudono nei garage a comporre meravigliosi dischi di musica post-neo-classica. "Bbbleaaah, musica classica!" starà probabilmente inorridendo qualche lettore di SfigatIndie: il mio consiglio è di andare momentaneamente a cagare, caro lettore. Qui su SfigatIndie siamo aperti a qualsiasi genere, oh. Detto questo, non disperare, caro lettore, poiché alla fine si tratta di post-rock con strumenti classici. Tanti strumenti: violoncello, violino, contrabbasso, chitarra, banjo, piano, melodica e batteria ma anche voci angeliche che parlano una lingua troppo divina per essere compresa usando i neuroni. La musica dei Balmorhea è un vortice di melodie levigate che volano, incrociandosi, come rondini lungo una spianata infinita. La musica dei Balmorhea è il cielo d'irlanda di Fiorella Mannoia. La musica dei Balmorhea toglie il fiato e bagna gli occhi.Li ho conosciuti per caso, li ho amati da subito e me li sono andati a vedere dal vivo. Da solo: perché solo così una musica così intima, eppur potente e gioiosa, può essere vissuta; non la si può rovinare parlandone con qualcuno, chiedendo "ti è piaciuto il concerto?" e ruttandoci della birra sopra.Un disco bellissimo da ascoltare e sognare ad occhi chiusi mentre ti copre di verde e annega di blu.
Compralo subito o downloadalo prima