
“Sia l’ex ribellione Seleka che le milizie Anti-Balaka hanno commesso e continuano a commettere crimini di guerra e contro l’umanità”.
Lo denuncia la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) in un rapporto sulla crisi centrafricana.
Il documento di 87 pagine, intitolato “Devono tutti partire o morire”, denuncia “un conflitto politico-etnico in atto per il controllo del potere (…) che ha assunto sempre più una connotazione religiosa”.
Per Mathias Marouba, vice presidente di una delle organizzazioni firmatarie del rapporto, “tutti quelli che oggi danno ordini sono responsabili di una pulizia etnica, un crimine del quale dovranno rispondere”.
Ma per i difensori dei diritti umani, l’attuale situazione di “caos” sul piano politico, umanitario e della sicurezza, è soprattutto la conseguenza diretta dell’impunità per “crimini del passato” e dell’ “incapacità della giustizia nazionale ed internazionale a giudicare i più alti responsabili di questi crimini passati e che sono ancora al centro del conflitto attuale”.
Tra questi nomi, la Fidh conferma le responsabilità dirette, nei ranghi della Seleka, del capo milizia sudanese Janjawid, il generale Moussa Assimeh, del capo dei servizi segreti Noureddine Adam e di Abdoulaye Miskine, ex capo della guardia presidenziale durante il regime di Ange Félix Patassé.
Dall’altra parte, tra gli Anti-Balaka, si trovano numerosi ufficiali delle Forze armate centrafricana (Faca) e personalità vicine all’ex presidente François Bozizé, destituito con un colpo di stato militare nel marzo 2013.
Nonostante l’apertura di un’inchiesta da parte dell’Onu e la creazione di una Cellula speciale di inchiesta da parte delle autorità di Bangui, che si sono rivolte alla Corte penale internazionale (Cpi), continua lo stillicidio di civili in particolare nella città di Bambari.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
