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Bambini con disforia di genere: meglio aspettare? Parte 1

Da Psicologiagay
 

Sabato 6 Aprile a Firenze è stato realizzato un interessante convegno Internazionale sull’Identità di Genere in Età Evolutiva, organizzato da Ireos, una comunità queer autogestita di Firenze, Istituto Miller e il Consultorio Transgenere di Torre del Lago. Durante il convegno sono stati trattati interessanti aspetti riguardo la Disforia di Genere nell’età dello sviluppo (infanzia e adolescenza): sono stati presentati i nuovi criteri diagnostici che saranno presenti sul DSM V in fase di pubblicazione, le condizioni di intersessualità, le problematiche familiari legate; sono stati presentati alcuni dati di ricerca molto recenti e sono stati discusse le diverse possibilità di accompagnamento di questi bambini e adolescenti.

Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è proprio quello della presa in carico della disforia di genere nei bambini; è emerso che in Italia è ancora molto difficile trattare questa tematica, le famiglie che chiedono aiuto sono ancora poche, e c’è una bassissima conoscenza su ciò che concerne l’identità di genere.
A Torino, Roma e Napoli hanno cominciato ad occuparsene
: vengono dedicate risorse e spazi specifici proprio per seguire i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie; vengono proposti corsi di formazione nelle scuole per aiutare gli insegnanti a comprendere e gestire le diverse situazioni che possono presentarsi.

Bambini con disforia di genere: meglio aspettare? Parte 1

Josie, bambina transgender, 8 anni. Arizona.

Ma a che punto sono gli altri Paesi? A Firenze sono stati presentati i modelli di intervento adottati a Londra, presso il Servizio per lo Sviluppo dell’Identità di Genere della Tavistock, dove lavora il Prof. Di Ceglie, e il modello adottato presso il VU University Medical Center di Amsterdam (presentato dalla Dott.ssa Annelijn Kruger). Le terapie che vengono proposte sono in parte terapie “affermative” (ovvero propense ad affermare l’identità di genere vissuta e non a reprimerla): l’obiettivo principale è quello di aumentare il benessere del soggetto coinvolto e di tutta la sua famiglia, attraverso una collaborazione e uno scambio continuo con pediatri, scuola, compagni dei bambini.

Fondamentale è aiutare i genitori e i figli a prendere decisioni consapevoli riguardo a una “transizione sociale”, ovvero la possibilità di permettere ai bambini di vivere secondo il genere percepito nei diversi contesti sociali.

Molto importante, come afferma il Prof. Di Ceglie, è mantenere sempre aperta “l’incertezza”, perché i dati attuali ci dicono che gli esiti di una disforia di genere in età infantile vanno generalmente verso l’omosessualità, solo dal 12% al 27% dei bambini porta avanti una transizione completa.

Si preparano quindi i genitori ad essere aperti a una possibile “seconda transizione”!

[Continua...]


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