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Non sono uno a cui piace molto leggere le cosiddette “strisce”, di solito composte da tre o 4 vignette in cui si crea o uno sketch o la situazione per la battuta finale. Normalmente preferisco delle storie di ampio respiro, magari che si sviluppino in un arco di più albi per presentare narrazioni e personaggi complesse. Anch'io comunque adoro capolavori come i Peanuts o Mafalda. Per chi lavora in un ufficio, poi, è impossibile non apprezzare il mitico Dilbert di Scott Adams, e potrei continuare ancora con altri esempi di strisce che meritano di essere lette anche da chi, come me, non è un amante del genere.
Ma ora voglio parlare di un piccolo gioiello che ho scoperto ultimamente e che meriterebbe di essere conosciuto da un pubblico più ampio: The Boondocks di Aaron McGruder.
Boondocks è una parola portata negli USA dai marines di stanza nelle Filippine all’inizio del ‘900, e attualmente in american english indica una regione isolata, un posto sperduto o la provincia profonda. Nella striscia, che porta questa parola nel titolo, i personaggi principali sono due bambini afroamericani, Huey e Riley Freeman che lasciano il South Side di Chicago per andare a vivere nella tranquilla periferia di Woodcrest col nonno.
Se si cercasse il protagonista della serie sarebbe sicuramente Huey, bambino con una capigliatura afro indomabile, la fronte alta e un’espressione del viso perennemente accigliata, a nascondere una mente sempre al lavoro e, anche, un certo fastidio (pronto ad esplodere) verso un mondo pieno di cose che non vanno. Mentre Huey è sempre intento a leggere quotidiani e libri di controcultura nera, il fratello più piccolo Riley è un fan dei gangsta rapper, e vuole diventare il bullo più temuto della scuola elementare aspirando a trasformarsi in un vero gangster (come i suoi eroi) quando sarà grande. I due fratellini rappresentano due opposti: mentre Huey è dentro il radicalismo nero, Riley non si discosta da quella cultura nera di massa (da cui provengono i gangsta rapper), che, secondo Huey, non aiuta per niente gli afroamericani a migliorare ed elevarsi socialmente.
Già con questi due bambini McGruder può rappresentare in modo molto divertente diversi aspetti della società americana, dalla politica (di cui Huey è un attento osservatore), alla scuola elementare, all’uscita della seconda trilogia di Star Wars, o alla cospirazione di Babbo Natale (il ciclo di strisce sugli Illuminati e Babbo Natale è veramente molto carino). Il cast della serie viene poi arricchito da altri personaggi, quali gli insegnanti della scuola frequentata da Huey e Riley, i loro vicini di casa Jazmine (presa in giro per i suoi capelli afro) ed i suoi genitori Tom e Sarah, l’altra vicina Cindy e Caesar, amico di Huey con i dreadlocks.
Ogni personaggio risulta estremamente simpatico innanzitutto grazie ai disegni di McGruder (che ha curato personalmente ogni striscia dei Boondocks, prestando massima attenzione ai dettagli di ogni bambino, dei genitori di Jazmine e del nonno), veramente carini ed efficaci nel caratterizzare i protagonisti della serie, soprattutto nelle vignette finali in cui si svela il lato comico delle situazioni e delle battute di ogni striscia.
Sicuramente The Boondocks non sarebbe così divertente se Huey e Riley non avessero quelle faccette sempre pensose ed un po’ arrabbiate con cui appaiono in ogni vignetta. Ma il vero punto di forza dell’opera è che i suoi protagonisti sono dei bambini intelligenti e ribelli, sempre pronti ad indignarsi e fare osservazioni scomode, e l’umorismo che scaturisce dalla lettura ha spesso come punto di partenza un aspetto della politica (o dei politici) americana, della cultura nera (dalla festività di Kwanzaa ai gangsta rapper) o della vita in periferia a Woodcrest. A McGruder va riconosciuto il merito di aver migliorato la sua opera proprio grazie al bisogno che ha sentito di cambiarne l’impostazione dopo l’11 settembre (lo si può leggere nell’introduzione all’edizione italiana del primo libro), rendendola ancor più divertente e di successo anche grazie alla politica. Ha scritto e disegnato un fumetto come lui sentiva che avesse bisogno di essere, dicendo semplicemente ciò che voleva dire, e ne è venuta fuori proprio una bella cosa.
In America la serie è stata pubblicata per la prima volta sul Los Angeles Times nel 1999, ed è poi uscita fino al 2006. Le strisce sono in seguito state raccolte in 3 libri. In Italia, dopo la pubblicazione delle strisce su Linus, per ora sono usciti due libri editi dalla Arcana, “Il diritto di essere contro”, e “Nemico
pubblico numero due”.
Dal fumetto è poi stata tratta anche una serie televisiva a cartoni animati, sviluppata in due stagioni (ognuna di 15 episodi)e da noi trasmessa su MTV.
Grazie alle strisce dei Boondocks, A. McGruder è stato invitato (oltre che a partecipare a conferenze e a fare qualche apparizione televisiva) a pranzo da Fidel Castro a L’Avana, ed il partito dei Verdi gli ha chiesto di candidarsi alla Casa Bianca.
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