Nell'isola dove i bambini “sopravvivono”, come animali chiusi in un recinto, ci sono telecamere ovunque, e il primo nome che viene in mente in questo caso è George Orwell. L'idea è figlia di 1984 quindi, o nipote da parte de L'isola dei famosi che ne è una rappresentazione parodistica. È chiaro comunque che i bambini per la Masini sono vittime tre volte: vittime a livello fisico (vengono costretti a procacciarsi il cibo da soli e picchiarsi per averne), a livello mediatico (telecamere supertecnologiche che li seguono ovunque) e a livello culturale (non vengono educati, non hanno libri e non hanno quindi una cultura).
Per la Masini, che ha lasciato da parte la poeticità del Diario di una casa vuota, il libro e la cultura sono il grimaldello che porta all'emancipazione. Nel momento in cui i bambini trovano un libro e leggono le storie in esso contenuto, riscoprono il gusto dell'invenzione narrativa e l'importanza della fantasia. Riescono quindi a uscire da quel torpore mentale in cui erano costretti, quel “Nulla” che Ende rappresentava come la fine della fantasia stessa e che la Masini, con meno finezze poetiche e filosofiche, ha deciso di rappresentare invece con la durezza dell'invenzione fantascientifica e distopica.
Nel momento in cui i bambini si risvegliano diventano “Bambini nel bosco”, e seguendo una linea tipicamente fiabesca fuggono e si inoltrano in una foresta sconosciuta e pericolosa lasciando briciole di se stessi per fuggire dalla prigionia e dagli adulti oppressori.
Come va a finire lo scoprirete leggendo questo libro.
Bambini nel bosco
di Beatrice Masini
Fanucci Editore
Età di lettura: dai 12 anni
Prezzo: 14 euro.