Chi di voi ha mai sentito parlare di “Bambini Indaco”? Non me ne voglia chi è rigidamente legato alla scienza ufficiale se ne parlo anche qui nel mio blog.
Secondo alcuni medici americani gli Indigo Children o Bambini Indaco sono un gruppo di ragazzi nati in varie parti del pianeta ai quali vengono attribuite facoltà che esulano dalla normale capacità di comprensione scientifica. Il nome Bambini Indaco deriverebbe dal fatto che la loro Aura (luce luminosa invisibile che circonda il corpo) sarebbe appunto di colore Indaco. Tutti questi bambini sarebbero nati tra il 1990 e il 2000.
Come si legge qui la stampa mondiale ha dato pochissimo rilievo a questo fenomeno, e su Internet si trovano tantissime informazioni ‘pilotate’ che costituiscono una sorta di debunching sull’ argomento. Anche se alcuni siti incentrati sui misteri hanno dedicato articoli a questo fenomeno, i punti di riferimento ufficiali su Internet sono associazioni più a carattere umanitario e psicopedagogico che altro.
Nel vasto panorama della letteratura New Age si trovano numerose diverse descrizioni dei bambini indaco. Quella più influente, sviluppata da Carroll e Tober, presenta i bambini indaco come dotati di grande empatia, curiosità, forza di volontà, e una spiccata inclinazione spirituale. Sono anche descritti come molto intelligenti, intuitivi, e insofferenti nei confronti dell’autorità. Carroll e Tober sostengono che quest’ultima caratteristica è uno dei motivi per cui i bambini indaco sono generalmente percepiti come problematici nel sistema scolastico tradizionale. I loro testi sui bambini indaco si collocano anche in una posizione critica nel dibattito sulla controversa patologia infantile nota come sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e sulla sua cura farmacologica. Carroll e Tober sostennero che questi bambini, classificati dalla medicina come affetti da ADHD, erano, secondo loro, bambini particolarmente dotati, bisognosi di attenzioni particolari sul piano spirituale e non di cure mediche.
La teoria dei bambini indaco non è tenuta in alcuna considerazione dalla comunità scientifica, in particolare per la totale assenza di prove empiriche a sostegno; la mancanza di fondamento scientifico è confermata peraltro anche da alcuni fra coloro che sostengono la teoria, come Doreen Virtue, autrice di The Care and Feeding of Indigos.
Ebbene, a parte tutte queste notizie che, per onore di cronaca ho riportato, riflettevo in questi giorni sui pazienti che conosco, dislessici e non, sui miei figli. Sono convinta che tutti hanno qualcosa di speciale, che sia la creatività, la sensibità, la schiettezza, la curiosità… che li porta ad avere non pochi problemi con l’esterno. Molto spesso escono fuori dagli schemi, ed è da qui che nascono le loro difficoltà. Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Vengono prima i loro problemi di apprendimento, di linguaggio e altro, oppure quelli legati alla loro “diversità” di essere?
Non voglio scandalizzare nessuno, eppure sento che qualcosa di vero può esserci. E se i nostri figli sono speciali, perchè non pensare che anche noi genitori siamo genitori speciali?
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