Frances Glessner Lee combatteva il crimine comodamente seduta su una sedia in legno, stringendo fra le mani stoffe, imbottiture, mensole, corde, braccia, gambe, busti e teste di lillipuziane dimensioni abilmente modellate e composte in modo da ricreare con dovizia di particolari scene di efferati crimini con tanto di sangue e materia organica.
Oggi le tecnologie a disposizione per lo studio e l’analisi delle scene del crimine sono nettamente maggiori e questo lavoro impegnativo e paziente non è più necessario, anche se questi modellini rimangono a disposizione della scientifica per addestrare i nuovi detectives e alla nostra per ammirare lo splendido lavoro eseguito per il bene della giustizia.
Qualche occhio attento potrebbe aver pensato all’artista contemporanea Mariel Clayton, che sfrutta Barbie e Ken, Shelly e Skipper per intenti non certo ludici.
Riguardo al lavoro della Glessner Lee, esiste un documentario che si propone di raccontare la storia dei modellini analogici, qui la sinossi e qui il sito di riferimento per il progetto.