Bambole russe (Francia, UK 2005) Regia: Cédric Klapisch Sceneggiatura: Cédric Klapisch Cast: Romain Duris, Audrey Tautou, Kelly Reilly, Cécile de France, Kevin Bishop, Evguenya Obraztsova, Lucy Gordon, Irene Montalà, Aïssa Maïga, Gary Love, Martine Demaret, Zinedine Soualem, Federico D’Anna, Cristina Brondo, Barnaby Metschurat, Christian Pagh Genere: il secondo secondo me Se ti piace guarda anche: L’appartamento spagnolo, Rompicapo a New York, Before Sunset – Prima del tramonto
Dare alla gente ciò che vuole. È di questo che parla Bambole russe, il seguito de L’appartamento spagnolo, il cult movie della Erasmus Generation. Sì, certo, parla anche di amore, amicizia e altre cosette del genere, ma per me soprattutto è un film che si scontra con il tema di quello che la gente si aspetta da noi. Nell’affrontare il sequel di una pellicola che si era rivelata un piccolo cult, il regista e sceneggiatore francese Cédric Klapisch si è trovato di fronte a un bivio: fare un Appartamento spagnolo 2 – Il ritorno, o fare qualcosa di diverso? Dare alla gente ciò che vuole o tentare un approccio differente?
Nel piccolo del mio blog, è un quesito che mi pongo anch’io spesso quando preparo un nuovo post. Devo confezionare il classico pezzo
Tutti questi quesiti riconducono a una sola, fondamentale domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? Nah, questa era una di quelle solite stupide battutine cannibali che inserisco a caso tanto per fare contento il mio pubblico. La vera domanda essenziale è quella di inizio post: chi fa comunicazione, che sia attraverso la produzione di un film o anche solo di un post stupido come questo, deve dare al suo pubblico ciò che vuole, o deve provare a sorprenderlo? Nel primo caso si gioca sul sicuro. Nel secondo c’è il rischio che possa deluderlo, questo pubblico.
"Amélie, proprio bello questo tuo look da no-global."
"Ma grazie!"
"Veramente ti stavo pigliando per il culo."
Dopodiché, Bambole russe viaggia in giro per l’Europa. Non Barcellona come nel capitolo 1, bensì Londra, San Pietroburgo e Mosca. La vicenda cambierà anche collocazione geografica, ma la trama resta sempre incentrata sui casini esistenziali e soprattutto sentimentali del protagonista. A questo giro riescono a ritagliarsi un pochetto di spazio in più i personaggi secondari. Martine (la citata Audrey Tautou) è diventata un’attivista no global e una mamma, il cazzaro William (Kevin Bishop) ha messo la testa a posto e a sorpresa è il primo della gang a sposarsi, Isabelle (Cécile de France) è quella che sembra essere cambiata di meno e continua (giustamente) a godersi la sua vita da lesbica single. Più attenzioni ancora sono riservate all’inglese Wendy, interpretata da una Kelly Reilly che nel precedente film era caruccia, mentre qui si trasforma definitivamente in una delle donne più fighe nella Storia dell’umanità.
"Pensieri Cannibali scrive che sei una delle donne più fighe della Storia."
"Ha assolutamente ragione!"
"Vedo che sei anche una delle donne più modeste della Storia."
Io ho adorato L’appartamento spagnolo e ho trovato questo secondo capitolo della saga piacevolissimo. Eppure la magia della pellicola precedente qui è svanita. Se il primo era un piccolo cult generazionale, questa è “solo” una gradevole commedia romantica. ATTENZIONE SPOILER A confermare quest’impressione è anche il finale. Quello de L’appartamento spagnolo era un inno all’individualità, al vivere la propria vita senza responsabilità e senza farsi ingabbiare dalla società, hip hip hurrà. Questo di Bambole russe è il solito scontato, prevedibile, banale happy ending da romcom. Proprio ciò che la gente voleva. Oppure no?