Il 3 Marzo scorso la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e il Segretario stesso dell’ONU, Ban Ki Moon, hanno rilasciato il nuovo report sullo stato dei diritti umani in Iran. Neanche a dirlo, si tratta di un report impietoso (testo), che non lascia alcun margine di dubbio in merito alla ferocia del regime khomeinista.
Riportiamo qui una notizia sconvolgente, che dovrebbe far rivoltare le donne Occidentali e democratiche, particolarmente quelle impegnate in politica. Parliamo della conferma, contenuta nero su bianco nel testo del report, dell’avvenuto “test di verginità”, che le autorità carcerarie iraniane hanno costretto a fare a due prigioniere politiche (Hrana).
La prima prigioniera politica costretta a fare il test di verginità e il test di gravidanza e’ stata Atena Farghadani, artista, condannata a 12 anni di detenzione per aver disegnato una vignetta sgradita al regime (leggi la storia). Come qualcuno ricorderà, Atena era stata accusata di “relazione illecita” per aver stretto la mano al suo avvocato Mohammad Moghimi. Moghimi fu anche arrestato per questa ragione e detenuto per qualche tempo nel carcere di Rajaei Shahr (leggi la storia). Per la cronaca, l’Iran afferma di aver svolto il test di verginità dopo aver ricevuto delle informazioni – su alcuni siti web – in merito ad una violenza sessuale subita dalla stessa Atena…Follia pura
L’altra prigioniera costretta al test di verginità e’ stata la poetessa Fatemeh Ekhtesari, condannata nell’Ottobre del 2015 a 11 anni di carcere per aver “insultato il sacro”. In realtà, Fatameh si era solamente limitata a scrivere versi in favore dei diritti delle donne e del movimento femminista. Durante la sua detenzione, Fatameh e’ stata torturata, obbligata a rilasciare una confessione forzata e costretta al test di verginità (e di gravidanza) per aver “stretto la mano ad una persona del sesso opposto a cui ella non era legata” (ovvero ha stretto la mano ad un uomo che non era suo marito).
Dopo essere stata brevemente rilasciata su cauzione Fatameh, insieme al marito Mehdi Moosavi, ha deciso di abbandonare l’Iran prima dell’esecuzione della sua condanna.