C’è uno che ha sempre saputo e sa quanto sia (im)portante, ai fini del consenso, il potere della televisione: è l’uomo medio dei media.
Un vecchio mestierante – perché di questo si tratta – che reclama spazio e visibilità direttamente proporzionali al “consenso” elettorale maturato in un’era precedente.
In evidente, quotidiana contraddizione con sé stesso e dimentico del fatto che, se dovesse valere questa regola, l’uomo in questione, è in debito d’una infinità di spazio usurpato circa 19 anni fa e per l’occupazione militante realizzata durante tutti i suoi mandati.
C’è un comico di pari livello, accomunato dal pressochè identico programma elettorale e dal numero 5 che, convinto di veicolare consenso solo attraverso la forza del web, ha freneticamente cercato l’amplificazione di quello stesso mezzo attraverso cui, ancora oggi, la gran parte dell’opinione pubblica viene ‘istruita’ e condizionata: è l’uomo medio dei nuovi media.
C’è un terzo uomo, fuoriuscito dalla magistratura, dopo aver indagato su questa classe politica, che entra nell’agone.
Tutti hanno deciso di giocare la loro partita elettorale contro il PD e in contrapposizione al governo uscente che, (co)stretto nella necessità di risollevare le sorti economico-finanziarie dell’Italia, ha sin qui ed esclusivamente fatto pagare l’alto prezzo ai soliti noti.
C’è il PD, impegnato nelle Primarie (quasi di Capodanno) per i parlamentari, ancora incerto tra rinnovamento, cambiamento e conservazione, che – a suo modo – sta cercando di restringere il deficit di democrazia tra rappresentanza e rappresentati, seppur coi grandi limiti derivanti dalle immortali logiche correntizie e salvaguardando qualche baronia.
C’è un cattedratico, la cui ascesa è stata favorita dall’emergenza, ora divenuto piena espressione politica (ma lo era già!) e orientato a dare vita ad un centrodestra – si spera! – per un paese normale: un’immensa, rassicurante neo balena bianca.
C’è un brulichio di persone desiderose di entrare nelle sedi parlamentari.
Finti scissionisti pronti a ricompattarsi, nordisti innamorati del centralismo romano, massimalisti arrembanti ora dipinti d’arancione, domestici cani da salotto, vecchie cariatidi che mai (ri)conoscono la fine della loro stagione, pentiti del pentapartito, congiure, congiurati, rivoluzionari in abiti reazionari, populisti col culo al caldo, repubblichini, repubblicani, presidenzialisti, presenzialisti. C’è di tutto.
Tutti assolutamente innocenti rispetto alle attuali condizioni in cui versa il nostro paese, come se nessuno avesse avuto responsabilità di guida e di governo negli ultimi decenni.
Dall’esito delle prossime elezioni speriamo possa nascere qualche maggiore speranza per il futuro di questo strano e sempre anomalo paese.
In mezzo a quest’esercito di oppositori, organici al potere, restano inalterati i sani dubbi sulle possibilità di fuoriuscita dalla crisi, senza un ulteriore prezzo che saremo chiamati a pagare.
Buona fine e miglior inizio a tutti.
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