Molti lettori mi scrivono chiedendomi consigli su come comportarsi riguardo all’operazione di aumento di capitale di Banca MPS, da un lato ne hanno paura, dall’altro ne scorgono una opportunità.
Coloro che mi scrivono, in generale, sono spaesati perché in questi primi due giorni, dall’inizio dell’operazione, le azioni non sono mai entrate in contrattazione e si riscontra un comportamento antitetico fra l’andamento del valore delle azioni, che salgono, e quello dei diritti, che invece scendono.
Naturalmente, a scanso di ogni equivoco, occorre premettere che i miei non sono consigli operativi né tanto meno sollecitazioni al pubblico risparmio, la legge italiana su questi punti è, giustamente, molto severa e non è assolutamente mia intenzione infrangerla.
Ciò che scrivo sono mie riflessioni dovute in larga parte all’esperienza avuto nell’operare ormai da diverso tempo sui mercati finanziari.
Dovrei quindi iniziare facendo vari distinguo, ossia teoricamente dovrei prendere in esame le varie situazioni possibili: l’investitore non ha in portafoglio né le azioni né i diritti, ha le azioni ma ha già venduto i diritti, ha soltanto dei diritti, oppure ha sia azioni che diritti.
Ebbene cercherò di sintetizzare.
Se una persona non ha in portafoglio né azioni né diritti MPS … se ne stia fuori. Questo aumento di capitale è in pratica governato interamente da operatori professionali. Come vedete stanno accadendo cose (aumento delle azioni e calo dei diritti) che apparentemente sono contro la logica, ebbene se non sapete spiegarvi il perché … astenetevi, anche operazioni spot intraday potrebbero rivelarsi molto “scottanti”.
Se una persona ha azioni, ma non diritti, ora sa anche che la volatilità sarà (anzi lo è già) spaventosa, ed allora con le limitazioni che in questo momento vengono poste dalla Borsa, si assume un grosso rischio, anche se potrebbe avere, per tempi brevi, anche una certa opportunità. Quindi se vuol rischiare e tenere ancora per qualche giorno le azioni (sperando che salgano nuovamente) può farlo, ma attenzione perché quando scenderanno non lo faranno gradualmente, sarà una cosa fulminea e per chi c’è dentro sarà una specie di tagliola. Nel frattempo non comprare diritti.
Se si hanno solo diritti … venderli, non lasciarsi fuorviare dal fatto che le azioni salgono, in questo momento le azioni salgono e magari saliranno ancora, solo per ragioni legate a prodotti derivati, saranno le azioni che si adegueranno ai diritti, non il viceversa! Eventualmente, ma è comunque molto rischioso ed occorre prendere il perfetto timing, i diritti vanno acquistati solo negli ultimi giorni quando il valore delle azioni sarà già crollato.
Infine, il caso in cui un investitore ha sia azioni che diritti, è chiaro che i diritti è meglio venderli, se poi si vuole dormire la notte si vendano anche subito le azioni, si incameri la perdita, ma nei mesi scorsi, comunque il titolo era aumentato quindi non è detto che l’operazione in totale si chiuda in passivo. Altrimenti tenere in portafoglio ancora per pochissimo tempo le azioni, ma assolutamente venderle prima del loro inevitabile crollo.
Se invece si vuole recuperare le perdite sui diritti avute in queste prime due sedute magari si possono ricomprare gli stessi negli ultimi giorni in cui saranno negoziati, facendo così un’operazione solo parzialmente speculativa nel senso che comunque avremo al termine un prezzo di carico delle nostre azioni più basso.
Un’ultima annotazione, so che è banale e non voglio essere offensivo con nessuno, ai “vecchi” azionisti, cioè coloro che avevano in portafoglio azioni MPS venerdì scorso, il loro prezzo di riferimento (24,64 euro) è stato scisso nel nuovo prezzo dell’azione (1,54 euro) e quello dei diritti (24,10 euro) ed allora le variazioni percentuali che possono avere i titoli o i diritti non hanno lo stesso peso. Tanto per capirci, al momento in cui è partita l’operazione per recuperare un calo di 1 punto percentuale dei diritti il prezzo dell’azione avrebbe dovuto salire del 15,65%!!!
Ed ora una riflessione conclusiva.
Operazioni di questo genere è chiaro che negli investitori lasciano indubbiamente rimpianti e rimorsi, cioè ci si potrà dispiacere per non aver fatto qualcosa che si sarebbe potuto fare, oppure per aver fatto qualcosa che sarebbe stato meglio non fare. L’errore da non non commettere, però, è proprio questo, ossia pensare, a posteriori, quando sarà tutto finito, che sarebbe stato facile guadagnare molti soldi. A posteriori è tutto facile, i dubbi invece si hanno prima e sempre a posteriori non sapremo mai come avremmo reagito, anche emotivamente, alla volatilità.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro