Il tutto, naturalmente, stoccato dalla scorza ruvida della voce titolare. “Hated For Who We Are” (2009) e “Bite Me Dude” (2010) sono le testimonianze in studio sfornate finora dai quattro. Due album che seguono la stessa scuola di pensiero hard rock/Bibbia di Lemmy ma che riescono entrambi nella loro missione di aggressione dell’ascoltatore con la loro bella dose di doppia cassa, cori “machi”, tempeste chitarristiche e canzonacce per niente intenzionate a “prostituirsi” ad altre influenze.
Oltre alla geniale rilettura heavy del classico blues “Boom Boom” di John Lee Hooker, vanno sicuramente segnalate la lucida ma furibonda “Fire, Beers & Rock’n’Roll”, la trascinante “I’m a Rocker (Don’t Blame Me)”, “Sin City”, cavallo di battaglia, o meglio, carro armato da guerra ed “instant classic” della band e quindi “Bite Your Heart”, una mitragliata di puro trash alle orecchie in quota Pantera o Metallica degli albori. Una band che va dritta per la sua strada nonostante le mode e le nuove tendenze “artsy”, che non si piega all’orecchiabile nè tanto meno- per carità, non bestemmiamo- alle astuzie elettroniche che spesso, forse troppo, vengono furbescamente adoperate per aggiungere quel tocco “al passo coi tempi” anche dalle formazioni apparentemente più ortodosse. I Lucky Bastardz, anti-fighetti per eccellenza, hanno la loro concezione di musica che ti guarda in cagnesco, la loro dottrina heavy che niente e nessuno può scalfi re, il sentiero imboccato è quello del non ritorno: scommettiamo che nessun loro nuovo album, nessun loro nuovo pezzo, nessun loro nuovo progetto porterà mai la museruola?