Dal marzo 2001, ovvero da quando diedero vita al loro progetto, i Thomas di strada ne hanno fatta eccome. Tant’è che oggi li si può tranquillamente “marchiare” col glorioso blasone di gruppo navigato, sicuro di sé e che osa, gioca coi propri brani, crea alchimie audaci, dà vita a veri e propri viaggi sonori. Il loro è un connubio tra funk, pop, disco-dance, rock e talvolta psichedelia venuta dritta dai più ispirati anni ‘60 che culmina nel disco nuovo di zecca “Mr. Thomas Travelogue Fantastic”, salutato dalla stampa specializzata come uno dei lavori più interessanti ed eclettici di questo già folle 2012; tanti sono gli umori che vi si trovano, tanti i colpi di coda, tante le citazioni, tante le altalene di ritmo ed atmosfera pronte a cogliervi di sorpresa ma capaci anche di cullarvi in ninnananne ipnotiche e abbacinanti. Molto black e a tratti molto fricchettone, non c’è dubbio. Tant’è che il decennio d’oro 1965-1975 balza subito all’orecchio e- con quel sound che ne sa una più del diavolo- i Thomas sfondano le barriere del tempo e fanno centro: si ballava allora, si balla oggi e si ballerà sempre.
Massimiliano Zaccone (voce), Enrico Di Marzio (chitarra, cori), Sergio Sciammacca (batteria, voce), Giordano Menegazzi (tastiere, cori), Walter Menegazzi (chitarra, cori) e Nicolò Gallo (basso) si destreggiano egregiamente sia in studio che sul palco- provare per credere- e il loro recente singolo “Freakin’ Monsters” potrebbe essere un manifesto perfetto di ciò che per anni ha bollito in pentola: funky mordace, impalcatura rock, venature soul, maestria tecnica, libertà d’esecuzione e piacevoli “bravate” nel canovaccio del brano. Già due anni sono passati infatti dal loro esordio in studio (è del 2010 il mini-cd “Space Sharp”) e sempre del passato firmato Thomas fanno parte canzoni come la superfunk “Perpetual Party”o il trip psichedelico spalmato di wha-wah “Universe is me”, due composizioni agli antipodi ma accomunate, oltre che da un sano senso del “divertissement”, dalla dichiarazione d’amore nei confronti della musica dei tempi andati.
Ma attenzione: i Thomas non sono un mero rimpasto del bel sound che fu. Sono infatti ben imbrigliati al presente “43 Sunsets”, un’ escursione lounge alla “Buddah Bar” dilatata ed estatica, la sintetica “Clogged”, la misteriosa e cosmica “Santhe”, la robusta “Bee Hive”. Avete presente la formula (imbroccatissima) di Mario Biondi? Ecco, qualcosa del genere.
Insomma, istinto e gusto per l’avventura, spontaneità e tecnica, riflessione e ballabilità sono gli ingredienti base dell’intruglio Thomas, tutti perfettamente coagulati in una soluzione alchemica che si fa degustare bene anche in un sol sorso, tutta d’un fiato, senza alcun rischio d’indigestione o noia.