Magazine Cultura

Band of horses: il profumo dell’essenziale

Creato il 16 novembre 2012 da Postscriptum

 

Band of horses: il profumo dell’essenziale

 

In una giornata piovosa, tra le nuvole che rivestono il cielo, come fossero grigie strisce di carta da parati, un piccolo spiraglio di luce sonora  fende la coltre, portando con sé un piacevole tepore.Con questo “Mirage Rock“, le radici folk e country si aprono alla sperimentazione, dando così largo alla creatività di Ben Bridwell & Co., coadiuvati dal britannico Glyn Johns.

Pur restando sostanzialmente quelli di sempre, in questo nuovo lavoro i Band of Horses cercano di spingersi pian piano oltre, per cercare un nuovo tipo di approccio alle loro stesse radici.

Sarebbe sbagliato definire commerciale tale approccio..è qualcosa di diverso! Si tratta, parlando per metafore, di un nuovo ingrediente, tanto che il sapore finale è di fatto differente. Dunque, l’eccitazione dei primi dischi sembra essersi trasformata in passione consapevole, unita alla voglia di dare un look più moderno allo stile che già li contraddistingue.

Il titolo del cd fa riflettere sul fatto che il rock, come lo conosciamo noi, si sta trasformando in un’utopia. Per questo è necessario dare spazio alla semplicità che, senza fronzoli, riesce ad esprimere quali sono le reali emozioni provate dal musicista, quelle che lui stesso desidera trasmettere a chi ascolta.

 

Band of horses: il profumo dell’essenziale

 

Vari stati d’animo percorrono le note dei brani.

Surfando sui coretti di “Knock Knock” , dove la voglia di sperimentazione della band si è spinta forse un po’ oltre, si passa alla triste “Slow cruel hands of time”, ballad acustica in pieno stile folk, con un andamento che ricorda molto bene Iron & Wine.Dal tono melodioso e scanzonato di “A little Biblical”  fino alle linee morbide di “Shut-in tourist”, che sembrano cullare l’ascoltatore, come ipnotizzandolo, in mezzo ad arpeggi che inseguono le percussioni per intrecciarsi nei tipici cori alla Band of Horses.

La potenza si stempera nella voce calda di Bridwell, come nell’intro di “Dumpster World”, brano che nel prosieguo si lascia colorare da pennellate sinceramente rock.Le atmosfere elettro-acustiche si mescolano accuratamente nel sound delle band di Seattle, proprio per dar vita ad un rock contemporaneo, miraggio in qualche modo raggiunto.

Un piccolo assaggio di rock and roll in “Electric music” e un po’ di country unito ad un vago accento beatlesiano in “Everything’s gonna be undone”, permettono di toccare molteplici corde musicali. Insomma, non ci si annoia mai durante l’ascolto. Ciò anche grazie alla versatilità della voce del front-man che riesce a modularsi su diversi registri, affrontando cambi di tonalità a tratti inaspettati.

Non mancano le ispirazioni alle varie bands del momento in stile Fleet Foxes, né all’immancabile Neil Young.

Mirage Rock è un concentrato, o un distillato di emozioni, con varie sfaccettature che ben si riassumono in “Heartbreak on the 101”, con quell’apertura di archi che espande il suo azzurro calore, trasformando le nuvole in un primaverile e nostalgico sole.

Come per magia, la malinconia della pioggia sembra dileguarsi (nei suoni), sembra quasi dimenticata, se ci si lascia cullare dall’armonia di questo bel disco. Basta lasciarsi avvolgere dall’irresistibile intimità che le note riescono a creare..

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :