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Bandiera della Sardegna. I 4 mori tra storia e leggenda.
Creato il 29 aprile 2014 da Pierluigimontalbanodi Alberto Massazza
L’emblema dei 4 mori è uno dei simboli identitari, non riconducibili a un’entità statuale effettiva, universalmente più conosciuto. La tradizione sarda lo vuole strettamente legato alla vittoriosa resistenza dei 4 Giudicati sardi, coadiuvati dalle Repubbliche Marinare di Pisa e Genova, ai tentativi di conquista degli arabi, particolarmente alla spedizione di Mujahid, governatore di Denia e delle Baleari, nel 1016. Secondo la leggenda, il Papa Benedetto VIII consegnò ai pisani un gonfalone recante una croce bianca su campo rosso, al quale i sardi, dopo la definitiva cacciata degli Arabi, aggiunsero le quattro teste di moro. Nessuna documentazione storica ha mai avvalorato questa tradizione, a parte la citazione nella Cronaca del pisano Ranieri, risalente al 1450, successivamente ripresa da altri studiosi sardi.
Accanto alla tradizione sarda, se ne creò una spagnola che vedeva nei 4 mori lo stemma celebrativo della vittoria riportata da Pietro I d’Aragona nella battaglia di Alcoraz contro 4 principi arabi, nel 1096; la croce rossa, a sua volta, sarebbe stata dovuta all’intervento prodigioso e determinante, per le sorti della battaglia, di San Giorgio. Una variante di questa leggenda vedrebbe l’origine del simbolo nella vittoria ottenuta da Raimondo Berengario IV, primo re della corona unificata catalano-aragonese, contro i mori di 4 province catalane, intorno alla metà del XII secolo.
Sta di fatto che il primo documento storico in cui compaiono i 4 mori è il sigillo di Pietro II d’Aragona, detto il grande, del 1281, 16 anni prima del 1297, anno in cui Papa Bonifacio VIII infeudò il Regno di Sardegna e Corsica alla corona aragonese, per dirimere la controversia tra questa casata e gli Angiò, a seguito dei Vespri Siciliani. Anche i successivi sovrani aragonesi utilizzarono lo stesso soggetto, ancora privo di bende, per i loro sigilli.
Evidentemente, quando i catalano-aragonesi iniziarono a prendere possesso dell’isola, combattendo dapprima a fianco degli Arborea contro i pisani e in seguito contro gli stessi Arborea, si portarono appresso, oltre agli stemmi di Aragona (la croce appuntita) e di Catalogna (i 4 pali rossi su sfondo giallo), anche i 4 mori, considerati ormai simbolo identitario della corona aragonese. A testimonianza di ciò, lo Stemmario di Gerle, catalogo manoscritto illustrante tutti gli stemmi delle case reali dell’Europa del tempo, conservato alla Biblioteca Reale di Bruxelles e risalente al 1370-1386, al foglio 62 reca i tre stemmi in primo piano, con i 4 mori in posizione centrale e definiti come stemma del Regno di Sardegna.
Così iniziò il rapporto di identificazione dei sardi con l’emblema tetramorato che subì numerose variazioni sul tema, nel corso dei secoli: i mori rivolti a sinistra, a destra, frontali, opposti; coronati, a capo nudo, senza bende, bendati sulla fronte, bendati sugli occhi. Sotto quell’emblema, Carlo V istituì i Terçios di Sardegna, corpi militari speciali composti interamente da sardi, che si distinsero nelle battaglie di Tunisi (1535) e Lepanto (1571) contro i turchi.
Col passaggio ai Savoia nel 1720, ai 4 mori, bendati negli occhi e rivolti a sinistra, venne sovrapposto lo stemma sabaudo: un’aquila con scudo rosso con croce bianca sul petto. L’emblema ereditato dagli aragonesi venne utilizzato per la monetazione del Cagliarese, coniato a Cagliari. Con l’Unità d’Italia, il simbolo divenne espressione della sola Sardegna, utilizzato dalla Brigata Sassari nella Grande Guerra, nelle epiche battaglie sul Carso. Emilio Lussu, che di quelle battaglie fu il più nobile testimone letterario, finita la guerra, lo scelse come simbolo del nascente Partito Sardo d’Azione. Dal 1952, è divenuto l’emblema ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna. L’ultima revisione, datata 2005, ha fissato le bende calanti sulle fronti e le teste rivolte a destra.
Quali motivi abbiano portato i sardi a identificarsi così visceralmente con un simbolo portato dagli invasori è difficile dirlo. A mio modesto parere, credo che, in primo luogo, lo abbiano trovato perfettamente calzante, in riferimento al racconto ormai mitico che si tramandava delle vittoriose battaglie dei 4 Giudicati contro Mujahid; in secondo luogo, l’aver combattuto sotto quell’emblema, in particolare nei Terçios di Carlo V contro i turchi e nel Carso contro gli austriaci, ha sicuramente rafforzato il legame identitario, fino a rendere i 4 mori una delle bandiere non nazionali (quantomeno in senso istituzionale) più riconoscibili al mondo.
Bibliografia: Barbara Fois, Lo stemma dei Quattro Mori, Carlo Delfino editore, 1990.
Fonte: http://albertomassazza.wordpress.com
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