essere libero
Bandito perpetuo, il diritto di proprietà dovrebbe essere sostituito dal diritto di egual benessere garantito ad ogni componente della società. La felicità è un’idea nuova in Europa. La conservazione dell’esistenza è strettamente legata dal principio dell’obbligo del lavoro. Soppressa la proprietà spariscono i vizi che ne derivano come quello della cupidigia, dell’ambizione, della brama di avere potere. Un popolo che ha maturato la sua coscienza in regime di privilegio e di dispotismo non sarà capace, all’inizio della rivoluzione rigeneratrice, di designare col voto le persone incaricate di attuarla, quindi per rispettare l’effettiva sovranità del popolo, l’autorità suprema dovrà essere concentrata nella prima fase in poche mani di saggi e coraggiosi rivoluzionari. Non è da utopista l’aver intuito il valore della lotta di classe, la funzione delle dittature rivoluzionarie, l’insufficienza del liberismo politico basato sulle formule meramente giuridiche della libertà ed eguaglianza, l’importanza politica dell’economia, e di tutte le altre cose che a queste scoperte si collegano o ne derivano. (Meditazione su: Congiura per l’eguaglianza di Filippo Buonarroti).
CANTO D E I L A V O R A T O R I D E L M A R E
Lavoratori, del mar s’intoni
l’inno che il mare con noi cantò
da che fatiche, stenti e cicloni
la nostra errante vita affrontò,
quando con baci d’oro ai velieri
l’ultimo raggio di sol morì
e giù tra i gorghi de’ flutti neri
qualcun de’ nostri cadde e sparì.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
Su da le spiagge, da le calate,
dai golfi, dove le navi stan
ed ove sopra, schiene curvate,
scende il prodotto del braccio uman;
da le riviere che udir tra i venti
di più naufraghi l’urlo salir,
di madri e spose preci e lamenti
echeggi il carme de l’avvenir.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
Canto d’aurore, di rabbie atroci,
sogni e singhiozzi del marinar,
raccogli e irradia tutte le voci
che il nembo porta da mare a mar
e soffia dentro le vele forti
che al sole sciolse la nostra fe’
e chiama e chiama da tutti i porti
tutta la gente che al mar si die’.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
Sola una voce da sponda a sponda
sollevi al patto di redenzion
quanti, sudando, solcano l’onda
per questa al pane sacra tenzon,
mentre marosi gonfi di frode
e irose attardan forze il cammin,
noi da la nave scorgiam le prode
dove le genti van col destin.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
Già da ogni prora che il corso affretta
la evocatrice diana squillò
e all’alba il grido della vendetta
la verde terra già salutò;
terra ideale dell’alleanza,
tra menti e braccia, giustizia e cor;
salute, o porto de la speranza
che invoca il mesto navigator.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
Noi, sugli abissi, tra le nazioni
di fratellanza ponti gettiam,
coi nostri corpi sui dai pennoni
dell’uomo i nuovi diritti dettiam,
ciò che dai mille muscoli spreme
con torchi immani la civiltà
portiam pel mondo gettando il seme
che un dì per tutti germoglierà.
Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
tempeste e calme, gioia e dolor!
O mare canta, canta con noi
l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
-PIETRO GORI-