Basato su tre racconti brevi di Fumiko Hayakashi, Bangiku (letteralmente: Tardo Crisantemo) è la storia di tre ex-geishe del Giappone del dopoguerra.
Kin vive sola con una domestica sordomuta. È cinica e la sua occupazione è dare denaro in prestito. Tamae e Tomi sono indebitate nei suoi confronti. Tomi vive con la figlia, che presto la lascerà dopo aver trovato marito. È ossessionata dal pachinko; probabilmente la causa del suo debito nei confronti di Kin. Tamae vive con il figlio (anch’egli la lascerà dopo aver trovato una ricca donna più anziana di lui e un lavoro) e soffre di una forte emicrania.
La storia di Kin è sicuramente quella più presente all’interno del film. Riceverà la lettera di un vecchio amante, Tabe, che sembrerà cambiarla drasticamente di umore. La sua diffidenza e scontrosità è data dalle sue delusioni amorose in particolare di un soldato in Manciuria che tentò di ucciderla e suicidarsi. Uomo che busserà alla sua porta soltanto per chiederle soldi.
La struttura narrativa fonde alla perfezione le vicende che solo nella parte finale del film, l’incontro di Tabe e Kin e l’ubriacatura deli Tamae e Tomi ormai sole, ci verranno presentate con montaggio alternato dando quindi all’intera opera “un doppio finale drammatico”.
Finale che nel caso di Tamae e Tomi verrà sdrammatizzato da un anti-climax tipico di Naruse e del suo atteggiamento mono no aware che lo accomuna a Yasujiro Ozu.
L’incontro tra Tabe e Kin mostra un interessante scelta stilistica. Kin presentata fino ad ora come la più chiusa, cinica e tagliente si aprirà intimamente allo spettatore con il suo voice-over di commento che ci mostra le sue debolezze e aspettative per l’uomo che un tempo aveva amato.
Intrecciando i racconti Naruse riesce magistralmente a mostrarci tre possibili situazioni economiche e sentimentali nelle quali potevano trovarsi le ex-geishe del periodo. Probabilmente l’opera non possiede la stessa forza e potenza di pathos e realtà sociale rappresentata che incontreremo in film successivi come Onna ga kaidan wo agaru toki (letteralmente: Quando una donna sale le scale) dove la metafora che dà il nome al film inquadra l’incertezza economica della protagonista anch’essa donna di mezza età con un passato da geisha e con il sogno di avere un bar per il quale si indebiterà. Resta comunque un film di discreta bellezza.
Voto 7/10