L’aereo della Thai Airways diretto a Bangkok decolla dal Changi di Singapore alle 9,20 di venerdì 24 marzo, a bordo ci siamo: io, R., G. e S.
Dopo 2 ore e 20 minuti di volo, con cena light compresa, atterriamo all’aereoporto Suvarnabhumi che ha una struttura moderna di acciaio a vista e ampie vetrate, in contrasto con le statue dorate e dai colori vivaci che raffigurano divinità thai, dragoni e serpenti.
La Thailandia è un’ora indietro rispetto Singapore e sei ore avanti rispetto l’Italia.
Ad attenderci al gate 6b c’è un’incaricata dell’agenzia viaggi, in mano ha un cartello con il mio nome a caratteri cubitali.
L’autista del van sul quale saliamo ci porta dritti all’Amari Watergate Hotel in meno di quaranta minuti.
La mancia è praticamente obbligatoria in Thailandia, tutti se l’aspettano.
L’hotel ci piace e le camere pure. Sono ampie e non mancano le orchidee sparse sui letti king size.
Abbiamo un programma intenso, per cui, la mattina ci alziamo di buon’ora e dopo una ricca colazione a buffet, incontriamo la nostra guida: Mr. Wirasak nome d’arte Eroe (pronuncia Iroi).
G. e S. non parlano inglese anche se, da buoni italiani, con i gesti si spiegano benissimo, perciò grazie a internet ho trovato questa guida che parla discretamente la nostra lingua. L’autista invece, non parla nemmeno inglese.
La prima cosa che colpisce di Bangkok è il traffico caotico, qui la regola è: non ci sono regole.
La seconda sono i fili della corrente che a migliaia passano appesi a pali di legno sopra i marciapiedi ad altezza d’uomo.
Ci sono poi i taxi coloratissimi: viola, rosa, gialli, verdi, arancioni, rossi e gli autobus altrettanto colorati, i tradizionali tuc-tuc che zigzagano veloci nel traffico e pare si debbanoribaltare da un momento all’altro.
I marciapiedi sono pieni di venditori ambulanti che cucinano per strada su baracchini muniti di fornelli a carbonella: pollo, pesce, spiedini, ma anche cavallette e larve e poi c’e’ la frutta, tanta frutta gustosa. Le norme igieniche si fanno desiderare, tutti usano le mani nude per maneggiare il cibo e i marciapiedi sono sporchi.
Facciamo la prima tappa a China Town dove visitiamo il Wat Trimit o Tempio del Buddha D’Oro che è la più grande statua d’oro del mondo, Eroe ci dice che pesa 5 tonnellate ed è alta 4 metri e mezzo. G. è rimasto indietro preso com’è a scattare foto.
La tappa seguente è il Royal Grand Palace dove per entrare sia gli uomini che le donne devono vestire decorosamente, noi lo sapevamo e abbiamo indossato pantaloni lunghi e maglietta a maniche corte. Anyway, fuori le mura affittano calzoni e gonne lunghe a 30 thai bath.
Il Palazzo Reale include il Wat Phra Kaew o Tempio del Budda di Smeraldo che è un luogo consacrato ed è custodia dello spirito del popolo Thai. E’ anche il luogo dove si celebrano le cerimonie reali durante l’anno e dove la gente si reca per venerare il Buddha di Smeraldo che è ricavato da un’unico blocco di giada verde. (la parola: smeraldo in
lingua thai vuol dire: di colore verde).
Dall’esterno ammiriamo anche: il Palazzo Chakri, il Dusit e il Palazzo Montien. Fa molto caldo ed Eroe ci rifonisce di bottigliette d’acqua fresca in continuazione. Sudiamo abbondantemente.
Risaliamo sul van e raggiungiamo il Wat Pho o Tempio del Buddha Reclinato. Il Buddha disteso è enorme, è lungo 46 metri e alto 15. Questo è il monastero buddhista più antico della città e ospita anche la più antica scuola massaggi thailandese. Cerco di convincere G. e S. a fare un massaggio, ma declinano il mio invito. La prossima volta.
Consumiamo un pasto leggero in un ristorantino thai, la nostra guida poi insiste per offrirci un espresso che non ha niente dell’espresso, ma che fingiamo di apprezzare per non deluderlo.
Nel pomeriggio intrapprendiamo un’avvincente escursione tra i canali rurali di Bangkok. Il percorso è ricco di atmosfera, navighiamo fra le case di legno su palafitta che si affacciano sull’intricata rete di canali che forma l’esotica periferia della capitale.
Qui vive la povera gente e fino a qualche anno fa le giovani vi si prostituivano. Il contrasto con i palazzi maestosi e gli hotels di lusso è molto forte. I locali ci sorridono ,sono molto sereni e gentili, o forse,solo rassegnati.
Lungo il percorso visitiamo anche il National Museum of Royal Barges, il museo delle variopinte e imponenti barche reali che vengono occasionalmente usate ancora oggi per le processioni reali lungo il Chao Praya.
Rientriamo in hotel nel tardo pomeriggio, ci concediamo una doccia rinfrescante e un’oretta di relax, l’appuntamento serale con Eroe è per le ore 20.
E’ puntuale e ci accompagna al ristorante Nopparat dove assaporiamo la cucina thailandese ammirando uno spettacolo di danze folkloristiche in abiti tradizionali. Le danzatrici sono bellissime e i loro movimenti lenti e sensuali. Prima della fine dello spettacolo mi invitano a ballare sul palco con loro, accetto e il Giovanni riprende tutto con la videocamera.
Al termine della cena andiamo allo storico quartiere di Phra Nakhorn per immergerci nei profumi e nei colori del Mercato dei Fiori di Phak Klong Dtalat.
Questo mercato è aperto giorno e notte, ma offre il meglio di sè quando cala la sera e le mani degli abili fiorai iniziano ad elaborare le nuove composizioni di orchidee e fiori dai mille colori che il mattino seguente adorneranno gli hotels, i ristoranti e i templi della capitale. E’ una gioia per gli occhi e per l’anima.
Rientriamo all’Amari scambiandoci le impressioni su ciò che abbiamo visto, le nostre facce sono beate.
La prima tappa, del secondo giorno, è il colorato mercato di Maekhlong attraversato dai binari di una linea secondaria delle ferrovie. Qui assistiamo allo spettacolare passaggio del piccolo treno che, lento, si immerge in questo attivo e brulicante mercato mentre gli agili venditori spostano le mercanzie quel tanto che basta a far passare il convoglio per poi riprendere, poco dopo, come se nulla fosse, le attività connesse. Unbelievable!
Non molto distante da qui ci attende una tipica motolancia per dirigerci al Mercato Galleggiante di Damnern Sadnak. Lungo il fiume le pittoresche imbarcazioni in legno formano un intricato viavai dove le venditrici riescono a districarsi agilmente per offrire ai passanti i prodotti della cucina e dell’artigianato locale. Visitiamo il brulicante mercato e non manchiamo, dopo le dovute trattative, di fare acquisti.
Ripartiamo via terra e ci immergiamo nuovamente nella campagna thailandese. Per pranzo Eroe ci porta in un tipico ristorante galleggiante sulle rive di un affluente del Chao Praya. E’ al di fuori dei soliti circuiti turistici, ai tavoli notiamo, infatti, solo gente del posto. Ci servono ogni ben di Dio, il cibo è delizioso e la location molto suggestiva.
Dopo pranzo raggiungiamo la città di Nakhon Pathom per visitare il Phra Pathom Chedi che è una pagoda ricoperta di piastrelline in ceramica ed è alta 127 metri. Per chi ama i primati, questo è l’edificio buddhista più alto del mondo. Al suo cospetto mi sento una formica.
Torniamo in hotel che è tardo pomeriggio, scriviamo qualche cartolina e il G. scatta qualche foto in piscina. La piscina e un ristorante all’aperto si trovano all’ottavo piano, c’è un vento forte, la serata è limpida e si vede la luna piena. Sono contenta perchè è prevista un’escursione serale al The Dome che si trova al 63mo piano dello State Tower, una delle torri di maggior impatto visivo sulla città.
L’ascensore sale veloce e in pochi minuti entriamo allo Sky Bar che è a picco sul bordo della torre, ci servono un cocktail analcolico e dalla terrazza godiamo della vista panoramica più bella che si possa avere a Bangkok, spaziando a 360 gradi su tutta la città illuminata e sul corso del fiume.
Abbiamo deciso di cenare al Blue Elephant, l’ambiente è raffinato e di charme, il ristorante si trova all’interno di un’antica dimora dei primi del ’900, devo però ammettere che abbiamo mangiato molto meglio nei posti meno lussuosi.
Nella hall dell’Amari prendiamo congedo dalla nostra preziosa guida e dall’autista del van, ci ripromettiamo di ritrovarci alla prossima occasione.
Concludiamo la serata passeggiando fino a tardi per le vie intorno all’hotel.
Decidiamo di dedicare l’ultimo giorno allo shopping, per cui la mattina ci alziamo più tardi del solito e facciamo colazione tranquillamente.
Ci facciamo chiamare un taxi che con 50 thai bath ci porta al MBK Center, un centro commerciale molto informale con migliaia di bancarelle che offrono ogni tipo di mercanzia.
Anche qui acquistiamo qualche souvernir e pranziamo in uno dei tanti ristoranti che si trovano al quinto e al sesto piano dell’edificio.
Per tornare all’hotel io e R. proponiamo a G.e S. di provare il tuc tuc che è uno dei mezzi tradizionali della Thailandia con il quale ci si sposta più velocemente che con l’auto. Davanti è una motoretta dove si siede il guidatore, dietro ci sono i sedili con una copertura sopra e aperti ai lati, ha tre ruote e traballa tutto. Io R. e S. ci sediamo dietro, G. si siede di lato perchè è più magro.
L’autista che ci deve portare all’aereoporto è arrivato, sono le quattro del pomeriggio. Il nostro volo per Singapore decolla alle 19,25.
I templi sono la parte più interessante di Bangkok, ma la gentilezza e i sorrisi delle persone che abbiamo incontrato sono indimenticabili.
Già dalla prima volta che ci sono stata ho cominciato ad amare questa terra dei sorrisi, la sua gente, il suo stile di vita. Bangkok è qualcosa di incredibile, affascinante, contradditoria, pazzesca, caotica, calda, inquinata, ma continua a piacermi moltissimo.
Chiudo gli occhi e rivedo la nostra breve vacanza, quasi alla ricerca di qualcosa che ho dimenticato di vedere.
Come le altre volte, lasciare la Thailandia è stato doloroso, questa terra che sto imparando a conoscere mi piace troppo, mi consolo al pensiero che presto ci tornerò.
[ Viaggio raccontato dalla viaggiatrice Luisella ]