Mentre scriviamo sono in corso le operazioni di voto nella Repubblica Centrafricana, la cui capitale è Bangui, una ridente e ordinata cittadina subsahariana senza sbocco al mare.
Si vota per le presidenziali e le legislative in un paese ricco di oro, di diamanti e di uranio ma poverissimo per quel che concerne le condizioni di vita della stragrande maggioranza dei suoi abitanti.
Poverissimo, perché depredato, all'interno, dalla solita cricca dei maggiorenti vicini al potere politico odierno, dall'esterno invece dalle compagnie minerarie in combutta con questi e, ancora, dall'esterno e dall'interno da gruppi di ribelli armati, che seminano terrore nei villaggi, uccidono e fanno razzie.
A votare saranno solo 1,8 milioni di elettori su di una popolazione di quattro milioni e mezzo di abitanti in quanto molti residenti dell'est e del nord-est del Paese non potranno.
Infatti quest'area è appunto impedita a mettere in atto quello che è un proprio legittimo diritto dalla presenza di gruppi ribelli, i più disparati, che spuntano come funghi ed hanno quale unico obiettivo quello di destabilizzare .
Sono uomini arrivati dal Tchad , dal Sudan o addirittura dal Darfur.
Sbandati in fuga dai loro Paesi d'origine per motivazioni le più diverse.
Finora le scarse notizie ci dicono che nella capitale tutto procede con ordine.
Il Presidente uscente ,François Bozizé , manco a dirlo,è naturalmente già dato per favorito.
Finalità di queste elezioni sarebbe il progressivo mantenimento della pace, dopo anni di guerra.
E naturalmente l'avvio di un processo di democratizzazione, che porti con sé uno sviluppo reale del territorio sopratutto a vantaggio della gente comune.
Ma tutto ciò, si sa, non sarà né semplice , né facile.
Se avverrà, e noi l'auspichiamo, avrà bisogno comunque dei tempi lunghi come tutte le cose in Africa.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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