Baol narra di un futuro (1991) che, all’epoca della pubblicazione dl libro (1990), è praticamente presente e che racconta le vicende di un paese senza nome un po’ fantastico un po’ reale.
Il paese è completamente in mano al Regime: governato da Enoch, Gran Gerarca degli industriali, e da una cerchia di figure sempre più piccole e vili di Gerarchi secondari, gerarchetti, dirigenti e manageri.
Baol è un mago buono – conoscitore dell’antica arte magica baol, appunto – che trascorre le notti affogando nella nostalgia e nell’alcool, ubriacandosi al bar Apocalypso. Ritaratosi a vita privata, il mago si sente costretto a rimettere mano ai suoi poteri per salvare il ricordo di Grapatax, ovvero l’ex principe dei comici da tutti creduto morto. Enoch, il malvagio capo del Regime, vuole infatti offuscare la sua immagine riducendola a quella di un semplice buffone. Spetta quindi a Baol, contro voglia, intrufolarsi nell’Archivio Zero e recuperare il filmato che Enoch vuole sostituire con uno falso per portare a compimento i propri piani.
Comicità e ironia, ma soprattutto feroce sarcasmo che svela senza peli sulla lingua i costumi del nostro “regime”. Alla satira politica si affiancano toni che si scagliano anche contro etica e morale, ormai lasciate in balia della noncuranza che prende la forma di corruzione, cinismo e, forse peggio di tutto, indifferenza spensierata.
In poche parole? La carta dell’umorismo tagliente di Stefano Benni vince ancora la partita a poker con i lettori che, se non lo hanno già letto, adoreranno questo libro.