Bar dello sport/ Palermo-Inter 4-3

Creato il 12 settembre 2011 da Domenico11
Inauguro oggi una rubrica “leggera”, giusto per non perdere quei lettori che mi accusano di trattare sempre temi pallosi, del tipo Berlusconi o la politica in generale. In realtà, temo che quegli stessi lettori (e ancor più le lettrici) non siano tanto appassionati di sport, ma se proprio devo divertirmi, preferisco scrivere di argomenti che hanno a che fare con i miei hobbies preferiti. Il calcio, nonostante il recente ritorno di fiamma per il ciclismo, rimane sempre in vetta alle mie preferenze. E quando dico calcio, nel 90% dei casi dico Inter, la mia squadra del cuore. Non per niente nella mia camera ho ancora attaccato il poster di Karl Heinz “Kalle” Rummenigge, attaccante interista dal 1984 al 1987, quando avevo l’età in cui i ragazzini prendono una cotta per una squadra e non l’abbandonano più.

Veniamo a Ieri. Sembra di essere tornati all’Inter sconclusionata degli anni ’90, quella senza filosofia di gioco, personalità, identità. Undici pedatori, molti dei quali non privi di talento e capaci pertanto d’inventare la giocata giusta, sufficiente a volte per portare a casa il risultato. Non certo per entusiasmare. Noi orfani di Mou (sedotti e abbandonati, ma pronti a perdonare!), abituati a vincere a tutte le latitudini, facciamo fatica a risintonizzarci con la mediocrità di un Lucescu qualsiasi. Con l’improvvisazione non si arriva da nessuna parte. E neanche con la presunzione di volere a tutti i costi piegare alle proprie (poche) idee le caratteristiche tecniche e agonistiche di calciatori che da una vita sono abituati ad altri metodi di lavoro, a moduli interiorizzati nel tempo, difficilmente sostituibili con schemi da squadrette di provincia.
Ditemi se esistono squadre di vertice che giocano con la difesa a tre. A me non ne risulta nessuna. Un motivo ci sarà. Questione di coperta. E quando è troppo corta – ce l’hanno insegnato, ancor prima di Mourinho, Rocco e il Trap – la preoccupazione principale deve essere quella di non prenderle. Per segnare, con una squadra dotata di buone individualità, ci sarà sempre tempo.
La fase difensiva dell’Inter fa ridere. E non da ieri. Da questa estate, ogni calcio d’angolo a favore diventa una chiara occasione da rete per gli avversari. Idem per ogni pallone perso oltre la linea di metà campo. Il centrocampo fa poco filtro e davanti alla difesa si balla. Jonathan sta a Maicon come io – quando ancora calcavo i campi polverosi di seconda categoria – stavo ad Andreas Brehme, nonostante il “fluidificante di fantasia” affibbiatomi da Enzo Baietta. Sneijder in panca, per fare posto al clone di Pandev (Zarate), è una bestemmia calcistica paragonabile soltanto all’impiego di Forlan sulla fascia. Voglio dare i numeri anch’io: 4-3-1-2. Una bella e solida difesa a quattro, tre picchiatori nel mezzo e Sneijder dietro due punte. L’uovo di Colombo.

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