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Barbari e romani: aggiungi un posto a tavola

Creato il 03 febbraio 2014 da Sarafer
La cultura romana vedeva la natura incolta come antitesi di civiltà. Agricoltura e arboricoltura erano il perno dell'economia sia greca che romana.
Barbari e romani: aggiungi un posto a tavolaIl grano, la vite e l'ulivo erano la triade di valori produttivi e culturali che quella civiltà aveva assunto come simbolo della propria identità.
Un ruolo importante era rivestito anche dall'orticoltura e dalla pastorizia ovina; la pesca assumeva un certa importanza solo nelle regioni costiere.
Questo realtà disegnava un sistema di alimentazione mediterraneo (se così lo si può chiamare) a caratterizzazione vegetale, basato su farinate, pane, vino, olio e verdure; tutto integrato da poca carne e formaggio.
I valori culturali dei barbari si caratterizzano per uno sfruttamento della natura vergine e degli spazi incolti. La caccia, la pesca, la raccolta dei frutti selvatici e l'allevamento brado erano le attività centrali e caratterizzanti del loro sistema di vita. La carne, il latte, il sidro, la birra, il burro e il lardo erano al centro dell'alimentazione dei popoli invasori dell'Impero Romano d'Occidente.
Un confronto tra queste due diverse culture si avrà nella prima metà del III secolo, quando nuovi popoli ribaltano il grande impero che Roma aveva costruito.
Una profonda distanza separava il mondo dei romani da quello dei barbari, tuttavia una sorta di avvicinamento si verificò tra il V e il VI secolo.
Il potere fu il primo tra gli strumenti di integrazione. L'affermarsi di tribù germaniche portò a una diffusione della loro cultura, dei loro atteggiamenti mentali e un modo diverso di intendere il rapporto con la natura selvatica, avvertita ora come spazio da sfruttare.
Parallelamente la carne diventò il valore alimentare per eccellenza dei ceti dominanti. Essa apparve come simbolo del potere, creatrice di vigore e capacità di combattere.
Al contrario, astenersi dalla carne è segno di umiliazione ed emarginazione dalla società dei forti.
Barbari e romani: aggiungi un posto a tavola
Nel IV secolo la religione cristiana si affermò come culto ufficiale dell'impero, e assunse come simboli alimentari e strumenti di culto il pane, il vino e l'olio. Questa scelta portò a una rottura con la tradizione ebraica, in quanto vietava sia l'utilizzo del pane che del vino.Tuttavia portò anche a una straordinaria promozione d'immagine e a diventare in breve tempo simboli di un nuovo credo.
Il simbolismo attribuito a questi alimenti porterà il pane a essere identificato come il corpo di Cristo; il vino e l'olio assumono lo status di prodotti preziosi e ricercati.
Barbari e romani: aggiungi un posto a tavolaIl culto del vino, importante per una legittimazione politica nonché religiosa, si contrappone al culto della birra di alcune popolazioni pagane del Nord Europa, che la vedevano come bevanda sacra.
L'integrazione tra cultura romana e cultura barbarica porterà a una mescolanza anche tra questi due culti, anche se il vino rivestirà sempre un ruolo predominante.
Altra integrazione si verificò tra pane e carne, alla fine delle invasioni dell'Europa. Entrambe finiscono per godere dello statuto di alimento primario e indispensabile.
L'ideale della cultura romana era la misura, ossia, lasciarsi andare ai piaceri della tavola ma senza voracità.
Al contrario, la cultura germanica si basava sul "grande mangiatore" che era sinonimo di superiorità animalesca sui propri simili.
Il problema si pone quando il sovrano di stirpe germanica deve rivestire i panni dell'imperatore romano, come dimostrato dai segni di tensione nel comportamento alimentare di Carlo Magno, re dei franchi, imperatore dei romani e cristiano, moderato nel bere ma contrario ai digiuni.
Il conseguente incrocio di attività agricole con lo sfruttamento dell'incolto è il vero carattere distintivo dell'economia europea dal VI al X secolo. Il conseguente sistema alimentare vede prodotti vegetali affiancati a prodotti animali, a tutti i livelli sociali. Tutti potevano contare su fonti di approvvigionamento differenziate. A sollecitare l'integrazione sarà anche la legge ecclesiastica che vietava la carne in certi giorni della settimana, portando all'alternanza di prodotti diversi sulla stessa tavola.

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