Barbarossa – Akira Kurosawa

Creato il 16 gennaio 2012 da Maxscorda @MaxScorda

16 gennaio 2012 Lascia un commento

"Barbarossa" traccia un profondo solco nella carriera di Kurosawa.
Ultimo suo film in bianco e nero e fine della collaborazione artistica col protagonista Toshiro Mifune.
Dopo lo spartiacque "Dodes’Ka-Den" e’ innegabile che il cambiamento del regista fu evidente, perche’ dopo questo l’aria si fa fredda, con gli anni che passano e le sconfitte ad aggravare il tono e l’umore.
"Barbarossa" mantiene intatto il senso dell’epico di Kurosawa e il suo spirito caustico e polemico di fronte le ingiustizie ed e’ questa la storia, storia di contrasti e confronti, necessita’ diverse e diverse soluzioni di una vita che affonda nel dramma le sue radici anticipando di venti anni quel “tutti nasciamo piangendo e moriamo quando abbiamo pianto abbastanza” dello shakespeariano "Ran".
La vicenda si svolge nel XIX secolo quando un giovane e viziato dottore finisce nell’ospedale diretto dal dottor Niide detto "Barbarossa" primario duro e spigoloso capace pero’ di gesti d’infinita bonta’ e di manie che in realta’ nascondono saggezza e organizzazione.
La crescita del giovane dottore passera’ per le esperienze dei malati, attraverso la consapevolezza che dietro i quadri clinici ci sono persone e che raramente cio’ che appare e’ in realta’ cio’ che e’.
L’arrivo poi di una ragazzina strappata per un soffio ad una vita da prostituta, salvera’ lui e lei, nella saggia decisione del dottore di curare entrambi trasformando l’uno nel dottore dell’altra e viceversa.
Si dice che la rottura artistica tra Kurosawa e Mifune avvenne per il protagonismo del suo interprete principale che riusci’ a trasformare il film da opera corale a monumento personale contro il volere del regista.
Forse e’ vero, forse no, personalmente ho qualche dubbio che una cosa del genere possa sfuggire di mano se non nel momento in cui non sia possibile nascondere la grandezza di un attore e Mifune e’ un gigante, incontestabile comunque, per una recitazione magistrale.
Dal canto suo Kurosawa confezione un film perfetto nella misura, colmo della giusta dose di poetica ed ideale, forse in questo eccessivamente occidentalizzato nella morale e nella conclusione ma del resto non c’e’ da stupirsi se il suo cinema e’ stato cosi’ apprezzato in Europa e negli States.
Posso consigliare "Barbarossa" come modello della  filmografia e della lirica di Kurosawa, malgrado abbia realizzato di meglio e pur restando un ottimo esempio di disimpegno in grande stile.

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