ROberto Di Matteo e Didier Drogba, trascinatori del Chelsea in questo finale di stagione. (foto d'Archivio)
Nonostante le gufate spagnole, nonostante i precedenti stagionali che volevano il Barcellona in difficoltà godere di piccoli e ostanti aiutini arbitrali, nonostante le statistiche vedessero i blau-grana mai perdenti e mai fermati se con l’uomo in più, nonostante il calcio champagne tanto amato da Berlusconi che si è visto eliminare provando a giocare a viso aperto contro gli spagnoli, alla fine ci pensa un italiano – di MAtteo- con il più classico ed efficace degli schemi all’italiana, il catenaccio, ad abbattere i furetti spagnoli e smontare ogni teoria sul calcio giocato migliore della difesa ad oltranza e contropiede letale.
Si perchè in Italia quest’anno èè riesploso l’amore per il bel gioco, questa “fissa” per il 4-3-3 fatto di brevilinei e caratterizzato da gioco veloce palla a terra e verticalizzazioni immediate, eppure nonostante ciò in finale di Champions ci va il Chelsea – e qui i rimpianti del Napoli crescono esponenzialmente – che subisce 180 minuti, difende con ordine e umiltà tutto dietro la linea del pallone ed appena ha l’occasione riparte e colpisce senza pietà.