Ad oggi, Joan Laporta è il favorito numero uno per le elezioni presidenziali che riguarderanno il Barcellona in estate. Il cammino non irreprensibile della squadra, unita alla difficile situazione societaria che affligge il club - immerso in battaglie giudiziarie interne, oltre alle ben note sanzioni sul mercato imposte dalla Fifa - stendono il tappeto rosso all'ex Presidente. Laporta, tra l'altro, ha l'appoggio già della maggioranza dei soci, desiderosi di veder eliminati alcuni meccanismi "strani" che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Laporta è cosciente di tutto ciò ma mantiene ancora un rigoroso riserbo sulle sue reali intenzioni. E' forte il desiderio di riprendersi la presidenza del club e tentare di correggere la rotta, oltre che di eliminare situazioni per lui intollerabili, ma ci sono alcuni aspetti che ancora lo frenano.
IL MIGLIOR BARCELLONA DELLA STORIA. Una delle frasi più usate da Laporta riferendosi alla sua gestione è quella di aver lasciato a Rosell il miglior Barça della storia. Probabilmente, poco da obiettare: sotto la sua presidenza sono arrivati quattro campionati, una Coppa del Re, due Champions League, un Mondiale per Club, una Supercoppa d'Europa e tre di Spagna. Ed è questo il primo punto a frenare la discesa in campo di Laporta: le aspettative generate sarebbero altissime, il nuovo progetto sarebbe costantemente messo a paragone col precedente ciclo.
Qui entra in gioco la sanzione della Fifa, che impedirà al Barcellona di operare sul mercato anche nella prossima sessione estiva: Laporta ritiene che, con l'attuale organico, i catalani non possono offrire garanzia di successo ai propri tifosi. Tifoseria da recuperare: dall'addio di Guardiola si è perso entusiasmo per il declino costante sia dal punto di vista del gioco che dei risultati. In molti credono che il ritorno di Pep sia l'unica strada percorribile per tornare ai livelli di assoluta eccellenza di pochi anni fa, tutti sanno che l'unico capace di orchestrare il ritorno sia proprio Laporta.
Nonostante ciò, Laporta sa bene che non può promettere il ritorno di Guardiola (qualche mese fa, addirittura, qualcuno vociferava di un sondaggio per Mourinho), impossibile almeno a breve-medio termine. Un futuro di Pep alla direzione tecnica del club, invece, non sarebbe da scartare. Quello che invece si può scartare è che la politica sia un freno. In molti hanno parlato di un invito di Artur Mas (il presidente della Comunità Catalana) a formare una lista unica per conseguire la maggioranza assoluta nella regione, indispensabile per l'attuale governo catalano per affondare ancora sul tema dell'indipendenza, senza alcun contrasto dall'opposizione. Secondo le fonti beninformate, però, la chiamata di Mas non è ancora arrivata.
IL RUOLO DELLA POLITICA. Bisogna comunque ricordare che, nel 2010, Laporta creò Democrazia Catalan, un partito politico di ideologia progressista e con tratti marcati di indipendentismo. Dopo essere stato eletto parlamentare, è stato eletto consigliere comunale nel maggio del 2011, alleandosi con ERC.
Nonostante tutto, qualche movimento sospetto è stato registrato, il suo ritorno sembra probabile. Qualche mese fa c'è stato un incontro col mammasantissima Jorge Mendes, mentre altri beninformati riferiscono che - aldilà della boutade Mourinho - Xavi sarebbe il candidato ideale per la panchina.
Barcellona, il ritorno di Laporta non è poi così scontato ultima modifica: da