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Bareed mista3jil

Da Jolandaguardi

 

Bareed mista3jil

Bareed mista3jil. True Stories, Heinrich Böll Stiftung Middle East, Beirut Lebanon 2009

In modo abbastanza silenzioso è stato presentato qualche giorno fa a Milano questo libro promosso dall’associazione meem, una comunità di donne leabiche, bisessuali, queer e “questioning” e persone transgender libanesi.

 Nell’introduzione leggiamo innanzitutto il desiderio di non uniformarsi alla definizione di LGTB, la più diffusa per indicare persone non eterosessuali, poiché “le identità queer più diffuse oggi sono generate dall’Europa e dagli Stati Uniti”. Il volume, dunque, in linea con la critica portata da Joseph Massad, rivendica una certa autonomia di pensiero rispetto all’occidente, ricordando tuttavia ai libanesi che “l’omosessualità non è un importazione dsall’occidente, una abnormità che non può esistere nelle società arabe” (p. 3).

Per questo meem ha raccolto una serie di testimonianze queer, dove il termine, nelle intenzioni di chi ha promosso l’iniziativa sta a indicare un modo di vivere la sessualità non-eterosessuale.

Le testimonianze sono scritte in inglese (la versione in lingua araba è prevista per l’inizio del 2011) e raccontano del difficile momento dell’accettazione di sé, della possibilità o volontà di comunicare il proprio modo di essere alla famiglia, del rapporto con la religione e con gli amici, di discriminazione, della scelta di andarsene.

La scelta della lingua inglese ha reso più agevole la raccolta delle testimonianze. Le “parole per dirlo” fluiscono molto più facilmente in questa lingua, aspetto di cui i compilatori del volume sono ben consapevoli e che non mancano di sottolineare.

Un vero peccato quindi che questo testo sia passato inosservato. Per tanti motivi ma in particolare perché dimostra ancora una volta, quanto la nostra percezione del mondo arabo sia una falsa percezione.

“Siamo la comunità sessuale non-conforme del Libano: le lesbiche, i bisessuali, le queer, le donne che si pongono domande, le transgender e gli uomini e le donne transessuali, i musulmani, i cristiani, i drusi, gli atei e gli agnostici, dal nord, dal sud, dalla valle della Bekaa, da Monte Libano, Beirut, le vostre figlie, le vostre sorelle, le vostre madri, le vostre zie, le vostre insegnanti, le vostre studenti, le vostre impiegate, le vostre manager, le persone che amate e che vi amano. E non avremo più paura” (p. 29)

 


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