Bari, il genocidio armeno, la Turchia: la risposta del sindaco Emiliano

Creato il 28 gennaio 2013 da Istanbulavrupa

Ieri ho parlato dell’iniziativa del Comune di Bari volta al “riconoscimento” del genocidio armeno: e ho chiesto – anche su twitter – se le istituzioni locali non avrebbero forse altri problemi di maggior rilevanza per i cittadini di cui occuparsi.

In serata – sempre via twitter – è arrivata la risposta del sindaco, Michele Emiliano (@micheleemiliano):

non ci sono cose più importanti di 1,5milioni di uccisi perchè armeni. Lei dice questo proprio nel giorno della Memoria?

Ho fatto notare che – a parte il fatto che nella Giornata della Memoria si ricorda esclusivamente l’Olocausto – sono gli storici e non i comuni a essere attrezzati per studiare e interpretare quanto accaduto 100 anni fa nell’allora Impero ottomano; il sindaco però ha continuato a dissentire:

io mi pronuncio liberamente sulla Storia di qualunque Paese é diritto di tutti giudicare liberamente la Storia!

il giudizio della Storia non é riservato agli storici ovviamente, sarebbe paradossale e un po’ fascista!

E ancora:

la sua è esattamente la posizione della Turchia, che non vuole ammettere il genocidio, e vuole “studiare” la storia

In effetti, questa posizione presupporrebbe due cose: che i fatti siano tutti conosciuti, che ci sia unanimità sulla loro interpretazione; ma non è così: gli archivi sono in larga parte inesplorati, il dibattito storiografico è ancora in atto (anche se è largamente predominante l’opinione a favore di un vero e proprio genocidio: che non mi convince del tutto, che comunque trovo sensata). In ogni caso, anche se tutto si sapesse e anche se ci fosse un’unanimità storiografica (cosa quest’ultima impossibile!), non vedo come e perché a un qualsiasi stato debba essere imposto di “ammettere” qualcosa: ne ho parlato in questo articolo di due anni fa. In ogni caso, come regola generale penso che le istituzioni – locali e nazionali – abbiano una funzione fondamentale e su questa dovrebbero concentrarsi: rendere possibile la libera ricerca, preservando e rendendo accessibili gli archivi e tutte le altri fonti memoriali – anche orali – disponibili (in questo, purtroppo, anche nel recente passato la Turchia ha mostrato manchevolezze enormi: tuttavia, ormai molti tabù su quanto accaduto – anche in altri fasi storiche – sono inesorabilmente caduti). Libertà di ricerca e di espressione: questi sono i capisaldi di una democrazia matura, non l’imposizione per legge di Verità assolute (soprattutto quando riguardano la storia in gran parte altrui).

Ho invece apprezzato il lavoro che il Comune di Bari fa sulla memoria della componente armena della sua popolazione, presente in Puglia da oltre un millennio e poi rinnovata dai rifugiati del post 1915: attività generalmente culturali e dall’alto valore simbolico, sempre concordate con i rappresentanti della comunità armena.

Non ho però ottenuto una copia della delibera – non ancora discussa, né tantomeno approvata – cha sancisce il “riconoscimento”: sarei stato davvero curioso di conoscerne in anteprima il contenuto; l’articolo de La Repubblica che mi ha spinto a scrivere sull’argomento pubblica invece ampi stralci di una lettera inviata dall’ambasciatore Hakki Akil, ma il sindaco Emiliano – che ringrazio per il suo intervento – parla di “proteste turche (peraltro mai arrivate ufficialmente)“. L’ambasciatore di Turchia in Italia allora cos’ha inviato, di preciso? E chi ne ha passato copia ai colleghi di Repubblica, così da scatenare la polemica?

40.980141 29.082270

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